Caro Ernesto Galli della Loggia,
Nel tuo editoriale sul Corriere della Sera hai colto nel segno: Giorgia Meloni, in effetti, non si rivolge al Paese. Tuttavia, ti chiedo, con tutto il rispetto: cosa ti aspettavi? La Meloni, rappresentante della destra radicale e anti-europeista, non ha mai celato le sue ideologie o le sue priorità. La tua delusione, insieme a quella dei molti moderati e liberali che erroneamente hanno riposto la loro fiducia nella destra sovranista, riflette una speranza, forse, mal riposta.
È vero, come dici tu, che un vero leader si costruisce attorno a una visione e alle parole per comunicarla e animarla. Ma, ancora una volta, la visione di Meloni non è mai stata un segreto. Lei ha sempre sostenuto una linea nazionalista, concentrata sulla sovranità italiana piuttosto che su un’idea più ampia dell’Europa. La sua mancanza di interazione con il pubblico o di affermazioni significative è un riflesso di ciò.
La tua speranza in una destra che sia capace di unire piuttosto che dividere, di includere piuttosto che escludere, è nobile e condivisibile. Tuttavia, il voto di nove mesi fa non ha premiato un grande partito conservatore. Ha premiato una figura e un partito che, finora, hanno costruito la propria identità sulla contrapposizione, non sulla conciliazione.
Meloni-Morawiecki, così i sovranisti vogliono la fine dell’Europa
Hai ragione, caro Galli, quando dici che la leadership democratica e le svolte politiche degne di questo nome si costruiscono pensando in grande, pur parlando con la voce di ogni giorno. Ma questa prospettiva sembra essere lontana dalle priorità di Meloni e del suo governo.
Forse è il momento di riconoscere l’errore che molti hanno fatto confidando nella destra sovranista, aspettandosi una trasformazione miracolosa da una leader e un partito che non hanno mai promesso di essere ciò che tu, e molti altri, speravate. La delusione che stai vivendo è una lezione preziosa: la speranza, se non basata sulla realtà, può facilmente trasformarsi in delusione.
Alla fine del giorno, caro Galli della Loggia, il problema non è tanto quello di aspettare che Meloni diventi un leader diverso. Piuttosto, si tratta di riconoscere il tipo di leader che è e che ha sempre promesso di essere.