Ha preso il via il G7 al Castello di Elmau, per discutere dello scenario dell’economia globale alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Sul tavolo i potenti della terra hanno parlato di temi legati all’inflazione, delle conseguenze degli aumenti del costo dell’energia e della crisi alimentare. Al summit, durante la prima sessione di lavoro, si è disquisito anche di sostenibilità fiscale, delle riforme da portare a compimento, infine di investimenti e transizione ecologica. Una riunione che di fatto può essere letta come una chiara risposta delle democrazie alla minaccia che Pechino e Mosca hanno lanciato a febbraio, puntando il dito contro i regimi liberali.
Un attimo prima della foto di famiglia Mario Draghi si è tolto con disinvoltura la cravatta lilla. «Così sembreremo più informali», la proposta di Boris Johnson, «più forti di Putin. Anzi, perché non leviamo anche la giacca?». E così è stato, tutti i leader han seguito il suggerimento. Ma il premier italiano che, intendiamoci, ci tiene anche alla forma, ha cercato subito di dar sostanza alle sue parole. Draghi ha lanciato un appello: «Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo. Abbiamo gli strumenti per farlo: dobbiamo mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, compensare le famiglie e le imprese in difficoltà, tassare le aziende che fanno profitti straordinari». Ha ragionato non da tecnico: «Un tetto al prezzo dell’energia è un obiettivo geopolitico, oltre che economico e sociale». E l’ha fatto mettere agli atti: «Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione».
Draghi, assieme agli altri 7, è al lavoro per trovare una valida alternativa alla Via della Seta: «Siamo già, le nostre economie, i più grandi investitori internazionali verso i Paesi in via di sviluppo vogliamo che questo sforzo sia riconosciuto e che diventi più grande». L’obiettivo è smarcarsi dal Cremlino, il premier ne è convinto: «Anche quando i prezzi dell’energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza della Russia che avevamo. Dobbiamo eliminare per sempre la nostra dipendenza della Russia». A mettere in allarme il presidente del consiglio italiano soprattutto la crisi alimentare: «Dobbiamo accelerare i nostri sforzi sul fronte della sicurezza alimentare. È essenziale sbloccare il grano in Ucraina molto prima di metà settembre, quando arriverà il nuovo raccolto. Dobbiamo dare tutto il nostro sostegno alle Nazioni Unite, perché possa procedere più velocemente nel suo lavoro di mediazione».
Tutti uniti contro Putin, contro la brutale aggressione della Russia: «Gli Stati del G7 sono preoccupati per la crisi che dobbiamo affrontare ora. In alcuni Paesi i tassi di crescita sono in calo, l’inflazione è in aumento, il carburante scarseggia, le catene di approvvigionamento sono bloccate, la Russia sta usando l’energia come un’arma», ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Non sono piccole le sfide che dobbiamo affrontare, quando le democrazie si uniscono, non c’è nulla che non possano realizzare», ha affermato il presidente americano Joe Biden, presentando un’iniziativa sulle infrastrutture. Al vertice internazionale in Baviera si è parlato infatti anche del progetto lanciato un anno fa al G7 in Cornovaglia, di dar vita ad un enorme piano di investimento globale, in infrastrutture materiali e immateriali, a trazione americana. In ballo 600 miliardi di dollari fra capitali privati e pubblici.