Il 9 e il 10 settembre 2023 si è tenuto a New Delhi, la capitale dell’India, il forum del G20, che ha riunito Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Corea del Sud, Francia, Germania, Italia, India, Indonesia, Messico, Sud Africa, Regno Unito, Giappone, Russia, Stati Uniti, Turchia e Unione Europea. Il forum è nato nel 1999 per favorire il dialogo e la cooperazione tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Quello appena concluso ha sottolineato il ruolo di protagonista dell’India nello scacchiere internazionale, un paese che rappresenta il 3,6% del PIL mondiale e che, secondo il FMI (Fondo Monetario Internazionale), raggiungerà il 4,2% nel 2028, superando sia il Giappone che la Germania.
Significativa è stata l’assenza della Cina al forum; i motivi di tale scelta potrebbero essere diversi, come ad esempio la volontà di non legittimare l’India nei suoi tentativi di stabilire accordi commerciali importanti con il Continente Africano, diventando così una concorrente scomoda per i cinesi, che hanno tutto l’interesse a mantenere la leadership commerciale in Africa. Non aver potuto dialogare con la Cina non ha agevolato nemmeno una soluzione politica per la guerra tra Russia e Ucraina. Ma cosa vogliono i cinesi in cambio di un loro definitivo intervento per aiutare a risolvere il conflitto?
Un altro grande assente è stato Putin, innanzitutto perché la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti nel mese di febbraio 2023 per crimini di guerra. Bisognerà trovare un modo per garantire che i canali diplomatici in favore della pace non vengano ostacolati.
Di sicuro fa paura il fatto che la Cina voglia tirare la corda con il mondo intero e perseguire i suoi interessi, mentre agli Stati Uniti d’America va riconosciuta la loro continua presenza, sia nei momenti più favorevoli sia in quelli più difficili per l’economia e la democrazia americana. Biden e Washington ci sono! Questo atteggiamento ha un peso politico notevole.
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Il ruolo dell’Europa appare debole; non mancano le buone intenzioni, ma come al solito sembriamo restare a guardare cercando di svolgere un ruolo di diplomazia nel contesto internazionale. Italia, Francia e Germania sembrano non voler parlare con una sola voce. L’imminente campagna elettorale per le elezioni europee evidenzia in modo ancora più forte, agli occhi del mondo, le divisioni all’interno della Comunità Europea. Per quanto riguarda l’Italia, è evidente che non possiamo progredire nei rapporti internazionali, con Meloni che cerca di dialogare con il PPE, mentre Salvini dialoga con l’estrema destra francese di Marine Le Pen. Una cosa è certa: i populisti, quando sono all’opposizione, vorrebbero capovolgere il mondo, ma quando sono al governo si rendono conto che è tutto molto più difficile.
Senza dubbio, l’Europa e quindi anche l’Italia devono insistere su tre punti strategici fondamentali per il futuro. In primo luogo, dovrebbero abbracciare i paesi minacciati da Putin, facendoli entrare nell’Europa, come avverrà con l’Ucraina al termine della guerra. Inoltre, dovrebbero aiutare gli Stati Uniti nella loro volontà di allargare la NATO e l’Alleanza Atlantica. Infine, è essenziale creare lavoro per le famiglie e i giovani di tutta Europa, poiché sono loro il nostro futuro. Se ci sarà più lavoro e benessere, sarà più semplice far crescere l’Europa e completare il processo di unificazione comunitaria.
I primi a non volere un’Europa forte sono Cina e Russia, ma sembra che i populisti europei e italiani non vogliano capire che in questo modo ci autodistruggiamo. Non dobbiamo perdere il treno della storia, altrimenti invece di sederci al tavolo con i potenti del mondo, finiremo nel menù.