Un biglietto accartocciato, che dentro una tasca ha viaggiato chilometri, tra le persone in fuga dall’Ucraina. Chi l’ha scritto potrebbe essere un ragazzo o un uomo, un soldato o un semplice cittadino di Mariupol, rimasto a difendere quella che gli ucraini definiscono “la città di Maria”. Il messaggio, forografato e finito sui social, inizia con una nota per a chi avrà modo di leggere il suo contenuto. “Fate sapere”, scrive, fornendo anche tutti i dati del destinatario, dall’indirizzo al numero di telefono.
Il destinatario è il fratello Dimitry, a cui l’autore del biglietto si rivolge in russo, con il diminutivo “Dima”: “La mamma è caduta il 9 marzo, veloce quasi senza accorgersene. La casa è stata distrutta e bruciata. Dima, scusami se non ho salvato la mamma, l’ho seppellita nel cortile vicino all’asilo”.
Poche parole, molto intime, affidate alla fortuna e alla fiducia in chi consegnerà il messaggio a Dimitry. In fondo al messaggio l’autore traccia anche una mappa del luogo di sepoltura. In questo modo “Dima” sarà in grado di trovare il luogo in cui riposa la sua mamma, anche se il fratello non fosse più in grado di portarcelo personalmente. Nel disegno c’è in albero, un muro e qualche altro dettaglio, oltre ad una nota: “Profondità due metri”. L’ultimo tentativo, disperato, per difendere almeno il corpo della madre.