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Salvini e Meloni, finti patrioti cupamente affascinati da Putin

Salvini che nel 2014 indossa orgoglioso una maglietta con su stampata la faccia del presidente Putin; Giorgia Meloni che nel 2018 (quindi non proprio una vita fa) festeggia emozionata la rielezione dello zar, dicendo entusiasta: «La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile». Dichiarazioni e immagini che Filippo Rossi, fondatore della Buona Destra, ha ben scolpite nella mente. Nel suo ultimo editoriale uscito su «HuffPost» il giornalista rinfresca la memoria di quanti ora fingono di non ricordare. Non solo, sottolinea pure come il segretario del Carroccio e la leader di Fratelli di Italia, non abbiano «per nulla abbandonato i principali esponenti del sovranismo italiano. Anzi, le truppe filo russe sembrano ben salde a difesa delle loro posizioni anche di fronte a un mondo (e a un’Europa) sull’orlo della guerra». 

«Se da una parte per Salvini bisogna ‘evitare una escalation militare’, dall’altra Giorgia Meloni lancia un appello ‘a tutte le parti in causa per un’immediata de-escalation capace di placare i venti di guerra’. Eccolo qui, evidente e palese, l’inciucio filo russo e anti europeo che sventola la bandiera dell’equidistanza anche di fronte alle minaccia di invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Con la scusa degli interessi nazionali, i finti patrioti italiani cercano di nascondere il fatto che l’ex spia del Kgb è diventato la loro stella polare nella veste di uomo forte e leader nazionalista contro un fantomatico globalismo che identificano in questa Europa. Ecco, patrioti sì ma delle patrie degli altri, questo sono Salvini e Meloni», scrive Filippo Rossi. E osserva ancora: «Patrioti che quando arriva il momento di scegliere, decidono di stare dall’altra parte. O di girarsi dall’altra parte. Come i comunisti che quando la Nazionale italiana di calcio affrontava in campo la Russia, tifavano per la Russia. Patrioti che, non può essere un caso, fanno di tutto per indebolire dall’interno l’unica istituzione, l’Europa, che potrebbe essere in grado di non farci vivere da eterna colonia, quell’Europa tanto bistrattata in nome di un sovranismo che in realtà tifa la sovranità altrui».

Lo scontro tra Russia e l’Ucraina rappresenta oggi il conflitto sempiterno tra democrazia e regimi totalitari. Nel suo pezzo il papà della Buona destra lo rimarca, puntando il dito contro quanti sono «cupamente affascinati da una qualsiasi democrazia illiberale». Vale a dire «i sovranisti italiani (degni compari dei vari sovranisti europei in salsa lepenista)», che «si mettono più o meno inconsciamente al servizio di interessi stranieri interpretando alla perfezione il ruolo di nemico interno, del sabotatore che fa di tutto per indebolire quella patria dice di volere più forte». 

L’augurio che si fa Filippo Rossi, sinceramente innamorato dell’Italia e consapevole delle esigenze del Paese, è uno solo: «Oggi (…) l’Europa ha bisogno di più De Gaulle e più Churchill, ha bisogno di chi sappia anteporre i valori nazionali ai propri interessi di parte. Di chi vuole ancora costruire storie future senza attardarsi alla mesta difesa di uno status quo fatto di giochetti miserabili. Solo politici piccoli piccoli, solo arruffapopoli senza valori possono fondare la propria strategia sull’innamoramento per un bullo come Putin, per un nemico della nostra storia, dei nostri interessi, della nostra civiltà, del nostro futuro».