Fatti, non “favole”: con Draghi l’Italia è cresciuta più di ogni altra economia del G7

«Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», diceva Agatha Christie. Gli ultimi dati non lasciano adito a dubbi, non concedono spazio a congetture (proprio perché la matematica non è un’opinione): il presidente del consiglio Mario Draghi ci lascia in eredità un’Italia più solida, migliore. Ce lo confermano il Pil che cresce sopra le attese e i numeri sull’occupazione. Per comprendere appieno la portata dei risultati della politica economica del nostro Paese negli ultimi 18 mesi basta guardare al resto dell’Europa. Da quel lontano 13 febbraio del 2021 l’Italia ha compiuto passi da gigante. Attenzione: qui non si nega l’inflazione galoppante e la riduzione del potere d’acquisto a causa della corsa dei prezzi. È giusto evidenziare però come il governo presieduto da Draghi abbia agito bene favorendo una crescita economica al di sopra delle aspettative. In fioritura il mercato del lavoro con il record di occupazione, il boom dei posti stabili e il calo degli “inattivi”. Un accumulo di notizie positive che si aggiungono a quelle buone che arrivano dall’Istat: l’Italia è cresciuta più di ogni altra economia del G7 nel secondo trimestre dell’anno. Figurarsi, siam stati più veloci persino della Germania.

Chi arriverà a Palazzo Chigi in autunno avrà ottime ragioni per dirsi ottimista: “Il dato positivo dell’occupazione va a coronare quello positivo della crescita del Pil trimestrale, del fatturato industriale e dell’inflazione che è rimasta alta ma stabile. Rafforza anche la stima del Fondo monetario internazionale che presagisce un’Italia che cresce in controcorrente rispetto alla maggior parte delle economie mondiali”, le parole di Lucio Poma, capo economista di Nomisma, intercettato dall’«Adnkronos». Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi di Confcommercio, che rimarca come “le performance del sistema Italia si confermino ben al di sopra delle aspettative, almeno così è stato fino a ieri” e che “la crescita degli occupati a giugno conferma la vivacità del Pil del secondo trimestre dell’anno”. A queste notizie confortanti si accompagna quella del tasso di occupazione che è oggi il più alto dal 1977 (il primo anno in cui si è cominciato a misurarlo).

Chi seguirà a Mario Draghi avrà tra le mani dunque una situazione non favorevole, ma favorevolissima. E sarebbe un vero peccato se l’eredità dell’ex numero uno della Bce venisse dissipata. Anche perché scriviamolo chiaramente: il prezzo più alto saranno sempre gli Italiani a pagarlo in caso di errore. Purtroppo l’avanzata del sovranismo (che l’Europa teme proprio perché conosce gli argomenti di certi demagoghi e nazionalisti) non ci fa essere troppo ottimisti. “Il governo Draghi stava traghettando l’Italia verso la normalità economica. Ora, beh, ora non si sa dove il Paese andrà a finire”, le parole di Francesco Guerrera su «Repubblica». Ed è questo clima di instabilità a renderci ancora più furiosi nei confronti degli irresponsabili che hanno portato alla caduta dell’esecutivo guidato dall’ex governatore di Bankitalia. “I dati di ieri ci dicono che l’Italia poteva diventare l’Incredibile Hulk dell’economia mondiale, i fatti di questi giorni e dei prossimi mesi rischiano di trasformarla in Benjamin Button”, conclude Guerrera. E non gli si può dar torto. Ma le iniziative di alcuni politici, da Carlo Calenda a Filippo Rossi, determinati a contenere gli estremisti in Italia alle prossime elezioni, spronano a non disperare. Ad aver fiducia.