L’ombra del silenzio si è abbattuta su Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, in seguito all’approvazione del pacchetto sicurezza che sembra contraddire i principi liberali e garantisti che ha sempre professato. In molti ora si chiedono che fine abbia fatto.
In questa fase post-pacchetto sicurezza, anche chi un tempo ammirava il suo pensiero liberale si domanda il motivo della sua permanenza nelle file del governo. L’esempio è quello di Enrico Costa, che chiede di “avvertire Nordio” sul pacchetto sicurezza, pur essendo stato in passato un suo estimatore. Nordio, ex magistrato e editorialista del Messaggero, però sembra per ora non disposto a fare un passo indietro, nonostante le pressioni e il malcontento crescente.
Il Ministro, in passato annunciò una rivoluzione in via Arenula, ma ora la sua presenza sembra essere diventata sempre più sfumata. L’approvazione del pacchetto sicurezza, con nuovi reati e inasprimenti di pene, sembra essere avvenuta senza il suo coinvolgimento diretto. Fonti interne rivelano che il progetto è passato principalmente attraverso mani di Palazzo Chigi e del Viminale, con un ruolo di rilievo assegnato al sottosegretario Andrea Delmastro.
Se formalmente Nordio non ha fatto un passo indietro, sembra esserci un evidente ritiro di fatto. La sua assenza dalla ribalta durante la presentazione del decreto, con il Ministro dell’Interno protagonista, è significativa. Il silenzio da parte del ministero è stato strategico, cercando forse di far emergere il consenso degli altri ministri coinvolti nel progetto, mentre Nordio rimaneva in secondo piano.
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Il Ministro si trova ora in una situazione difficile. Non può criticare apertamente norme che vanno contro il suo bagaglio culturale, ma elogiarle sarebbe altrettanto difficile. Ha scelto un silenzio che, a detta di molti, appare goffo. La sua mancanza alla conferenza stampa e la sua assenza in occasioni istituzionali cruciali suggeriscono una volontà di evitare il confronto diretto.
Nordio, che in passato ha espresso il suo pensiero in modo indipendente, è stato oggetto di critiche e di una progressiva sparizione. Anche nei confronti dei sindacati, ha ricevuto critiche per non aver mai incontrato i rappresentanti del comparto sicurezza. Incontro che alla fine si farà soltanto il 23 novembre, troppo tardi.
La sua isolamento è evidente anche in Parlamento, dove le sue apparizioni sono brevi e rare. Nordio sembra sempre più isolato, con pochi parlamentari che cercano il suo parere su provvedimenti in discussione.
La quota “indipendente” del giverno si trova in un vicolo cieco, costretto a navigare tra principi che sembrano contraddire la sua visione politica originaria e una crescente insoddisfazione nel suo ambiente. La sua permanenza al governo potrebbe essere in bilico, ma Nordio sembra intenzionato a resistere, forse nella speranza di poter ancora incidere sulle decisioni future. La sua prossima mossa sarà cruciale, e l’incontro con i sindacati potrebbe rappresentare un’opportunità per chiarire la sua posizione e difendere le scelte compiute, anche se il silenzio finora adottato non rassicura.