La decisione del Sindaco di Firenze Nardella e della sua Giunta di coprire con un drappo nero la (copia della) statua del David di Michelangelo in Piazza della Signoria in segno di solidarietà con il popolo ucraino rischia di trasmettere un messaggio ben diverso e quasi opposto rispetto alle nobili intenzioni. Se David artisticamente e simbolicamente rappresenta la resistenza del debole nei confronti del forte, l’eroismo dell’aggredito innanzi alla tracotanza dell’aggressore, ben si comprende come coprirlo pare quasi rappresentare la soppressione di quell’anelito alla libertà contro qualsiasi oppressione. Il tutto si intende all’opposto delle intenzioni, ripeto, nobili del gesto.
Peraltro, le ragioni che stanno alla base della interpretazione simbolica del David sono condivise dallo stesso Sindaco, come riportato anche dalla stampa cittadina. E quindi ancora una volta non si comprende il senso di coprire qualcosa che, invece dovrebbe essere ben evidente, e fare da monito per tutta la cittadinanza. La libertà e la democrazia non sono negoziabili e oggi più che mai dobbiamo sostenere con tutte le forze David contro Golia, anche dal punto di vista simbolico.
Ne parliamo con il Dott. Marco Palumbo, il quale in una intervista, rilasciata per “Buonadestra.it”, spiega chiaramente i significati storico-artistici dell’opera d’arte, lasciando intravedere quanto la decisione del Sindaco sia quantomeno discutibile.
– DOTT. PALUMBO, CHE IDEA SI È FATTO DELL’INIZIATIVA DEL SINDACO NARDELLA E DELL’AMMINISTRAZIONE FIORENTINA DI COPRIRE CON UN DRAPPO NERO LA STATUA DEL DAVID DI MICHELANGELO IN PIAZZA DELLA SIGNORIA?
«Vorrei essere chiaro fin da subito, l’Arte non si copre mai se non per proteggerla da un eventuale imminente conflitto bellico. Se Lei mi chiede cosa ho provato stamattina quando ho visto la copia di Luigi Arrighetti del David di Michelangelo coperto da un drappo nero ho avuto dei sentimenti contrastanti. La copia ovviamente non è così pregevole come l’originale e tra l’altro sfiderei chiunque a coprire quest’ultima nel museo Accademia, dato che in passato è stata fin da subito oltraggiata con violenza. Ancor prima che venisse posta la statua in Piazza Signoria e durante il trasporto dall’atelier dell’artista il David fu preso a sassate e, più tardi, quando Firenze era assediata dagli Spagnoli alleati dei Medici, il braccio sinistro della statua si ruppe a causa di una panca lanciata dal Palazzo della Signoria. Ovviamente nel 1910 fu fatta la copia per preservare intatta l’originale, ma soprattutto per conservare quell’identità che il David donava al Palazzo della Signoria e che aveva in origine quell’insieme di valori che l’artista stesso poteva aver condiviso con i propri contemporanei. Coprire questi valori mi è sembrata una gaffe. E mi spiego…».
– CHE COSA RAPPRESENTA IL DAVID DI MICHELANGELO IN TERMINI SIMBOLICI E METAFORICI?
«L’arte non è una scienza esatta perciò non possiamo tout court affibbiare un’etichetta a un qualcosa che rappresenta un unico pensiero. La molteplicità delle interpretazioni potrebbe esser svariata e comunque tutta degna di lodi. Ciò che è difficile è calarci nell’intimo mondo dell’artista, il quale di tutte le interpretazioni postume potrebbe dire la sua. Infatti, se il David fu commissionato dall’Opera del Duomo di Firenze per essere posizionato sul contrafforte della cupola laterale della cattedrale del di Santa Maria del Fiore, il suo messaggio era nato da quello spirito religioso che mosse lo scalpello di Michelangelo. Dopo la sua ideazione, il David fu posto però davanti al Palazzo della Signoria e non senza polemiche. Si creò una commissione che dovesse discutere dove porre la statua e, tra i vari artisti, tra i quali Leonardo Da Vinci o Sandro Botticelli, alla fine, vinse l’idea del Palazzo Vecchio. Cambiando così il contesto, il David acquisisce, oltre al riferimento biblico, una valenza politica in cui gli stessi fiorentini si identificavano. Il giovane che affronta un Gigante rappresentava la difesa di quei valori che la repubblica fiorentina da secoli aveva radicati dentro di sé e che erano la lotta contro l’oppressione e la tirannia. Temi cari e sensibili fin dall’alba dell’umanesimo quando il filosofo Coluccio Salutati scriveva il De Tyranno nel 1400, un testo che proprio Michelangelo stesso, scolpendo il busto del Bruto per l’amico repubblicano Donato Giannotti, era incline ad assentire. Il David perciò assumendo tutti quei valori repubblicani di Bellezza, Giustizia, Virtù, Fede contro il Golia che all’opposto rappresenta il Gigante della Brutalità, dell’Ingiustizia, del Vizio, dell’Empietà, non dovrebbe esser coperto, ma svelato!».
– HA SENSO SECONDO LEI ATTUALIZZARE IL MESSAGGIO DI MCHELANGELO?
«Siamo nel 2022 ma l’uomo non è cambiato molto nel corso della storia e questo lo dimostra chi continuamente “cammina” a gambero, sulle orme di chi lo ha preceduto nel passato. Se dovessi pensare a cosa Michelangelo stava scolpendo nello studio ancor prima che il David fosse posto davanti a Palazzo Vecchio, forse potrei provare ad attualizzare il suo messaggio pensando alla sua interpretazione del giovanetto che si discosta non poco dal passo biblico. Michelangelo infatti lo interpreta nudo e solo con la fionda che ha sulla schiena. E come se l’artista volesse togliere più che inserire dettagli e l’unico elemento che risuona nella statua sono i muscoli in tensione e lo sguardo non poco corrugato verso un nemico che sappiamo dovesse essere Golia. Nel racconto il giovane aveva rifiutato di indossare l’armatura del Re Saul e nel ruscello aveva trovato le pietre per la fionda mettere nella sacca. Qui invece completamente nudo e senza sacca ha solo l’inquietudine nel volto come se tutto ciò che arrivasse dalla direzione in cui sta guardando lo dovesse tenere in allerta. Sembra una lotta interiore verso ciò che potrebbe accadergli se non rimanesse attento e pronto. Quella stessa lotta interiore lo porta a scegliere una fionda, ossia un’arma inadatta al duello ma che lo conduce alla vittoria e soprattutto a tagliare la testa di Golia con la stessa spada dell’avversario. Qui la grandiosità del Bene che con solo la forza della fede riesce a ribaltare il nemico usando tra l’altro il suo male contro di lui».
– LA CONVINCE LA SPIEGAZIONE DEL SINDACO NARDELLA PER LA QUALE IL DRAPPO NERO STA A SIGNIFICARE CHE LA CITTA’ È IN LUTTO PER QUEL CHE STA ACCADENDO IN UCRAINA?
«Non sono convito che coprire una o più statue rappresenti un avvicinarsi a chi soffre, se poi si soffre per l’appunto per una libertà che viene minacciata. A maggior ragione perché coprire uno dei simboli di libertà più importanti di Firenze? Credo, anzi sono sicuro, che si potesse fare diversamente. Le opere d’arte piangono quanto gli uomini quando il loro messaggi sono oscurati. L’arte e la cultura non possono essere imbavagliati se hanno in sé valori di speranza e unione».
– CHE COSA PUO’ FARE IL MONDO ARTISTICO E CULTURALE IN QUESTO MOMENTO COSI’ DRAMMATICO PER L’UCRAINA E PER L’EUROPA INTERA?
«Continuare a sostenere il popolo che soffre mediante i messaggi che l’arte possiede dentro di sé e che per secoli sono divenuti immortali e leggibili per tutti. Spero che non si debba più oscurare nulla di artistico e soprattutto non che dovremmo farlo per estreme necessità».