Nell’odierna conferenza stampa il presidente del consiglio Mario Draghi si è tolto più di qualche sassolino dalla scarpa. Il “gigante”, come ha preso a chiamarlo sui social più di qualche utente, ha scagliato ‘dall’alto’ macigni pesantissimi all’indirizzo dei nostri politici impegnati in una campagna elettorale che si è svolta in piena estate senza esclusioni di colpi. Con il suo solito savoir-faire, l’ex numero uno della Bce ha “preso in giro” il leader del M5s Giuseppe Conte sul tema del riarmo all’Ucraina, “demolito” il segretario del Carroccio Matteo Salvini in fatto di sanzioni alla Russia e parlando di politica estera e Pnrr ha fatto passare la guida di FdI Giorgia Meloni per una principiante. Prima di lasciarsi andare a delle inattese sciabolate, il premier ora ad Ostra, insieme al capo della Protezione civile Curcio, ha esordito rivolgendo un sentito messaggio ai marchigiani: “Voglio esprimere il mio cordoglio per le vittime delle alluvioni nelle Marche ed esprimo la vicinanza ai familiari delle vittime e dei feriti. Al momento contiamo 10 morti e 4 dispersi”. Una tragedia che ci colpisce tutti. Draghi ha annunciato aiuti subito per 5 milioni e nel frattempo la Procura di Ancona ha aperto un’inchiesta per omicidio e inondazione colposi a carico di ignoti.
La domanda che ci poniamo tutti è la stessa che ci siamo fatti ogni qual volta in Italia si è verificata una disgrazia: si poteva evitare? C’è polemica per la mancata allerta meteo e la visita del premier nei luoghi maggiormente colpiti servirà forse a fornire delle risposte. La tensione, del resto, era palpabile anche in conferenza stampa: Draghi è apparso agitato, preoccupato. A tratti anche infastidito. Senza ‘volerci ricamare su’, come ha detto lui stesso alludendo al lavoro di alcuni giornalisti, non sarebbe azzardato scrivere di aver notato in lui non soltanto dispiacere, ma anche un certo disappunto. Dribblando le domande insidiose che qualcuno gli ha teso, il premier si è dimostrato ancora una volta il miglior PdC degli ultimi vent’anni. Chi lo ha mandato a casa dovrà assumersi le responsabilità delle conseguenze che verranno. Chissà, qualche leader avrà avuto pure qualche acufene, ascoltando le parole del presidente del consiglio. Non sarebbe disponibile ad un secondo mandato a palazzo Chigi. Mario Draghi a chi glielo ha chiesto ha risposto seccamente: “No”. Ma cos’altro avrebbe potuto dire? A chi gli ha domandato di una sua preferenza, il civil servant si è limitato ad asserire: “C’è il segreto dell’urna”.
È su altre questioni che però Draghi ha dato il meglio di sé: “La democrazia italiana è forte, non si fa battere dai nemici esterni, dai loro pupazzi prezzolati. Dobbiamo essere fiduciosi nella nostra democrazia. Non bisogna avere timore di qualunque voce. È chiaro che negli ultimi 20 anni il governo russo, come risulta da amplissime ricosturzioni internazionali, ha effettuato una sistematica opera di corruzione in molti settori, in Europa e negli Usa. Sono cose note, non c’è di che stupirsi”, ha detto Mario Draghi parlando dei finanziamenti dei russi a partiti stranieri. Parlando della guerra in Ucraina il premier ha dichiarato: “Sull’Ucraina e l’invio di armi non si può votare per le armi e poi dire no, inorgoglirsi per l’avanzata ucraina quando si è votato contro l’invio di armi, si voleva che si difendessero a mani nude? Questo fa il prestigio internazionale di un Paese, la mancanza di coerenza a trasparenza indebolisce un Paese”. Parole che arrivano come una stoccata ai pacifisti, ma non è finita qui. A proposito delle sanzioni e alle contestazioni di questi giorni di Salvini Draghi ha ribadito: “Funzionano, la propaganda russa ha cercato di dimostrare che non funzionano, non è vero. Bisogna continuare su quel fronte, questa è la linea politica che il Governo ha seguito. Bisogna continuare sul sostegno all’Ucraina finché non vinca la guerra di liberazione. Ritengo che debba essere questa la linea del governo. È stata la linea del mio Governo: non posso anticipare quale sarà, però all’interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista, mi vuole far dire che quello di Salvini prevale, non lo posso dire”. Ovviamente il diktat del leader della Lega “è una visione che il Governo attuale non condivide”.
Stoccata poi anche a Giorgia Meloni. Su Orban il premier ha affermato deciso: “Noi abbiamo una certa visione dell’Europa, difendiamo lo stato di diritto i nostri alleati sono Germania e Francia e altri Stati Ue che difendono lo stato di diritto. Che cosa farà il prossimo governo non lo so però i partner si scelgono, oltre che sulla comunanza ideologica, sugli interessi degli italiani. Bisognerebbe chiedersi quali sono i partner che mi aiutano a proteggere meglio gli interessi degli italiani, chi conta di più tra questi partner. Datevi le risposte voi”. Ne ha avute anche sul tema del Pnrr: “La specifica questione se rivedere o meno il Pnrr è tema di campagna elettorale, lo lascio un po’ da parte, ma cerchiamo di capire: si può rivedere ciò che non è stato bandito, e siccome è stato quasi tutto bandito, c’è poco da rivedere. Se ci sono progetti che possono essere sostituiti con altri, non credo sia un problema. Ma affronterei la qustione non come fatto ideologico ma pragamatico. Da quando il Pnrr ci è stato dato è cambiato tutto, ciò nonostante molti progetti sono andati avanti. Detto questo, si veda… Non riesco a capire come possa diventare una questione così dirimente per il futuro politico del Paese, ma sapete mi mancano un po’ alcune percezioni… Quello che è stato fatto è stato fatto, non c’è grande possibilità da fare”.
Replicando ad un’altra domanda, Draghi ha ricordato: “Sulla delega fiscale c’era un accordo con tutte le forze politiche che sarebbe stata votata il 7 settembre. Il governo si impegnava a non scrivere, i decreti delegati fino alla data delle elezioni, il governo ha mantenuto la sua parola, di tutte le forze politiche una non ha mantenuto la sua parola e non l’ha votata ora”. E ancora: “Noi abbiamo fatto il possibile per mantenere le promesse, questo non mantenere la parola data non è un metodo di questo governo. C’è differenza tra mantenerla e no”, ha rimarcato. “Non c’è motivo che si discosti se la crescita è accompagnata dall’equilibrio dei conti. Il ministro Franco ha appena detto che le risorse a dicembre ci sono. L’importante è che le riforme del Pnrr continuano, questo è l’ambiente favorevole alla crescita. La crescita non la fanno i governi, la crescita la fanno gli italiani”, ha assicurato sempre il premier, che, lo ricordiamo, si trova al momento nelle Marche. “Faremo tutto il possibile”, ha ribadito l’ex numero uno della Bce. E al pensiero del post voto, di quel che sarà, noi sentiamo già nostalgia del suo piglio deciso.