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Draghi “in modalità” Berlusconi, macché: il retroscena sulla barzelletta del banchiere

Parlando con la stampa estera il presidente del consiglio Mario Draghi ha esordito con una barzelletta, che è stata accolta con applausi e risate: “È un momento leggero questo. Avete cominciato bene con un ex presidente Bce. Mi viene in mente la barzelletta di uno che sta aspettando un trapianto di cuore e può scegliere tra quello di un giovane di 25 anni in splendida condizione fisica e quello di banchiere centrale di 86. Sceglie il secondo. Ma come?, gli chiedono. Eh, perché non è mai stato usato”. Una storiella che è stata ripresa dai principali media: qualcuno si è scandalizzato definendola “troppo macabra”; altri si son stupiti perché non immaginavano che l’ex governatore fosse dotato di un così sottile humour. C’è stato poi chi ha parlato di metamorfosi, asserendo che Draghi si è “Berlusconizzato”. È infatti il Cavaliere noto universalmente per le sue barzellette. Chi pensa così evidentemente non conosce Mario Draghi, non sa di questa sua ironia mordace, abito elegante dell’intelligenza.

Tanto per cominciare non è la prima volta che il premier intrattiene i suoi interlocutori raccontando del banchiere dal cuore duro. Sappiamo con certezza – l’ha raccontato l’economista di Morgan Stanley, Joachim Fels – che Draghi l’ha proposta anche durante un evento mondano all’inizio del 2014. Erano i tempi dell’uscita di scena di Jorg Asmussen, avvocato che si era dato un gran da fare a difendere le scelte della Bce davanti all’opinione pubblica tedesca. L’uomo venne sostituito da Sabine Lautenschlager, esperta di banche che condivideva le posizioni dure di Weidmann, il “nemico” numero uno di Draghi. In quelle settimane il dirigente della Banca Centrale Europea si sentiva tremendamente solo. Per accorciare le distanze con i circoli sociali di Francoforte capì che era arrivato il momento di “concedersi” un po’ di più: a fine febbraio l’economista decise di accettare l’invito ad una cena di gala al museo di storia naturale Senckenberg.

A quel ricevimento di banchieri e lobbisti Draghi si mostrò particolarmente cortese. Lasciò le preoccupazioni sul comodino, davanti a tutti si mostrò brioso. Dinnanzi agli scheletri dei dinosauri, alle vetrine con animali impagliati e al diorama di un anaconda che inghiotte un capibara dopo aver elogiato la Bundesbank, raccontò tutta d’un fiato la barzelletta, che ha tirato fuori anche ieri sera al cospetto della stampa estera. Ciascuno colga le analogie che vuole. Una storiella che nella versione originale (quella integrale) suona così: «La vittima di un incidente stradale ha bisogno di un trapianto di cuore. Il medico suggerisce quello di un bambino di cinque anni. ‘Troppo giovane’, gli viene risposto. Quello di un broker finanziario? ‘Quelli un cuore non ce l’hanno’. Il governatore settantacinquenne di una banca centrale? ‘Questo va bene’. Perché? ‘Perché non l’ha mai usato!’. Potremmo dire lo stesso del cervello dei ministri delle Finanze». Barzelletta che a Draghi piace molto perché trasmette un messaggio importante: “Il mestiere di un banchiere centrale è quello di prendere decisioni a mente fredda, razionali e senza emozioni, in un contesto spesso difficile”.

Ora come allora l’attuale premier si è visto costretto ad assumere decisioni anche impopolari; ha attraversato nella sua carriera momenti difficili ed è stato spesso attaccato su più fronti. Le turbolenze però non l’hanno mai spaventato. Anche perché la filosofia di Draghi è molto semplice: perché la bicicletta stia in equilibrio occorre pedalare. E anche in salita. Che tradotto in soldoni vuol dire: lavorare, lavorare e ancora lavorare. Anche a costo di non piacere. Proprio perché la miglior risposta alle parole restano per l’economista i fatti. Qualcuno ieri ha scoperto l’acqua calda, si è reso conto che Draghi non è soltanto un uomo pratico, ma anche ironico. “Cercherò nei limiti del mio mandato di contribuire ‘a qualsiasi costo’, come un ‘nonno al servizio della stampa estera’ al successo di questa cena. I primi mesi di Governo sono coincisi con un momento magico per l’Italia, la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, il trionfo degli azzurri agli Europei, Berrettini in finale a Wimbledon, le medaglie alle Olimpiadi, il Nobel per la Fisica a Giorgio Parisi. Una serie di eventi così non si era mai vista. Da allora è andato tutto veramente a gonfie vele: l’Italia non si è qualificata ai Mondiali, siamo arrivati sesti all’Eurovision, Berrettini si è preso il Covid e non ha giocato a Wimbledon e vivo nel terrore che l’Accademia svedese ci ripensi su Parisi”, ha detto il premier nelle battute finali del suo discorso alla stampa estera. Perché anche Draghi ha le sue fragilità. Sipario.