Non vuole la guerra, lo rimarca con forza, non la vuole lui né tantomeno la vogliono gli Alleati, ma in Ucraina, mentre il Consiglio europeo arriva faticosamente al termine, “i bombardamenti vanno avanti”. E allora vuole anche rispettare i patti internazionale e investire di più in difesa, perché è la cosa giusta da fare, perché è la cosa più responsabile, Mario Draghi lo rimarca nella conferenza stampa in cui chiude la “due giorni” a Bruxelles.
“Il modo migliore per dimostrare di volere la pace è cessare le ostilità e sedersi al tavolo – rimarca -. Altrimenti vuol dire che si spera di guadagnare terreno. A un certo punto sicuramente verrà un tavolo di pace. Ma speriamo che arrivi prima della distruzione totale dell’Ucraina. Prima che avvenga quello che purtroppo è avvenuto con l’Unione Sovietica quando invase Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia”. Il presidente del Consiglio manda così un messaggio chiaro, fermo, anche a Matteo Salvini e Giuseppe Conte che sembrano mettere bastoni tra le ruote alla decisione di portare le spese militari al 2% del Pil.
“La politica oggi deve parlare del presente e del domani. In questo momento l’unica cosa che secondo me può fare una politica che vuole bene al Paese e vuole la pace è stare uniti. La cosa più importante è guardare avanti ora, poi i conti si fanno poi con la coscienza e anche con il proprio elettorato. Ma non è ora il momento”. Sulle spese militari Draghi torna a ribadire che si tratta di un impegno “preso dal governo italiano nel 2006, e sempre confermato da tutti i governi da allora. Ora è tornato alla ribalta questo impegno perché più urgente è venuta l’esigenza di iniziare a riarmarci”. Perché il mondo, in appena un mese, è cambiato, richiamandoci all’improvviso “a un passato che si pensava dimenticato, che ha suggerito di confermare questo impegno preso tanti anni fa”.
Draghi non nasconde le difficoltà, nel percorso europeo ma anche nei problemi strutturali del nostro Paese. Rispetto ai quali, però, si mostra ottimista. Dagli States arriveranno 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto all’Europa, è presto per dire quale quota spetterà all’Italia, ma “la questione importante – ammette – è vedere se noi disponiamo dei rigassificatori”. Ne abbiamo tre, ricorda, altri due ‘galleggianti’ arriveranno. Il premier vede “un certo dinamismo” e si dice convinto che l’Italia riuscirà a fronteggiare la sfida del Gnl in arrivo dagli States. Annuncia “in una paio di settimane” un “piano di diversificazione dettagliato” da parte del governo.
Infine, arriva la condanna netta alle parole dell’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. Rispondendo alla domanda di un giornalista de La Stampa, il premier prende la palla al balzo per esprimere solidarietà al direttore Massimo Giannini, ricordando che “da noi la libertà di stampa è fondamentale, è sancita dalla Costituzione”. “Forse non è una sorpresa che l’ambasciatore russo si sia così inquietato -dice con un sorriso complice ai cronisti- : lui è l’ambasciatore di un Paese in cui non c’è libertà di stampa, da noi c’è, è garantita dalla Costituzione. E da noi si sta molto, molto meglio”.