Il governo Draghi alza sempre di più il muro del Golden power, lo strumento che gli permette di opporsi ad acquisizioni ostili di attori extraeuropei, ma nei casi più delicati anche di monitorare operazioni di aziende europee, chiedere chiarimenti e correzioni di rotta. La crisi Covid, prima, la guerra Ucraina, poi, hanno infatti reso più vulnerabili settori strategici e sommato nuove fragilità nei campi della sanità e dell’energia, ai rischi per le infrastrutture di sicurezza e telecomunicazione.
I dati, pubblicati da Repubblica, emergono dalla relazione annuale inviata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli alle Camere: nel 2021 l’esecutivo ha ricevuto 496 notifiche di azioni di mercato contro le 342 del 2020 e le 83 del 2019, l’anno in cui sono state introdotte le norme a tutela del 5G. Un trend di crescita esponenziale – nel 2014 gli atti erano solo otto – e destinato probabilmente a crescere, dal momento che il decreto Ucraina ha reso più stringenti le norme a tutela delle concessioni, dall’idroelettrico ai porti, gli aeroporti. Ma il Consiglio dei ministri ha deliberato il Golden power soltanto 26 volte, più della metà delle notifiche (il 56%) neanche rientrava nell’alveo dei poteri speciali. È il segno, si legge nella relazione, che quei poteri sono usati “con proporzionalità” e che il mercato resta “aperto, anche nei settori strategici”. Ma il messaggio politico è chiaro: l’Italia protegge i suoi asset.
Lo scudo si è allargato dal 2019, prima con la necessità di tutelare le infrastrutture di comunicazione di fronte all’imporsi della Cina nel settore del 5G, poi con gli allarmi legati alla crisi Covid. La fotografia del report di Garofoli si ferma al 2021, interessante è la collaborazione con gli altri Paesi dell’Unione europea che hanno informato l’Italia di 341 operazioni nei campi più diversi, dalla difesa e l’aerospazio, ai media, i semiconduttori e i software. Per investimenti provenienti in gran parte dagli Usa e dalla Cina.
La regia sul Golden power spetta a Palazzo Chigi, che coopera con i ministeri per l’istruttoria: 188 notifiche lo scorso anno erano nella competenza del Mise, 116 del ministero della Salute, 71 del ministero dell’Economia, 38 della Transizione ecologica, 46 della Difesa. Quanto all’esercizio dei poteri, in due casi il governo ha deciso di opporsi all’acquisto, in un caso di esercitare un vero e proprio potere di veto e per altre 26 notifiche ha imposto specifiche condizioni e prescrizioni. Di queste ultime, ben 11 erano nell’ambito 5G, su 20 operazioni totali riguardanti la tecnologia di telefonia mobile.
Il principale settore di intervento del Golden power è stato, dunque, il 5 G tanto che il governo ha avviato uno specifico osservatorio. Le 11 notifiche – a grandi aziende, tra Linkem, Fastweb, Wind e Vodafone – riguardano l’utilizzo di tecnologie prodotte da aziende extra Ue. Il problema principale arriva dalle cinesi, Huawei e Zte in particolare. Il timore italiano è che possa essere messa a rischio la sicurezza nazionale affidando la gestione delle reti fuori dall’Unione europea. Il Copasir già nel 2019 ha chiesto ufficialmente al Parlamento di escludere le società cinesi. Questo non è accaduto ma la posizione del governo, attraverso l’esercizio dei poteri speciali, è stata comunque chiara: sì, ma purché vengano prese tutte le precauzioni necessarie alla tutela dei nostri dati e dunque della nostra sicurezza.
È nello stesso spirito che sono arrivati gli altri stop. Ad aziende come Alpi Aviation, la fabbrica che realizzava droni militari, sui quali Cina e anche Russia (Rosatom, il gigante nucleare russo, era pronto a mettere le mani sulla friulana Faber Industrie) avevano messo gli occhi. I campi di intervento sono stati diversi: bloccata un’azienda di sementi venduta sempre ai cinesi; stop alla robotica della novarese Robox o i semiconduttori della Applied Materials e della Lpe.
Così sono accadute due cose: da un lato si è posto il problema dei risarcimenti. Perché bloccare una vendita significa bloccare un business. E, al momento, il governo ha escluso la possibilità di ristori. Ma chi era interessato allo shopping sta cercando strade alternative. La nostra intelligence ha lanciato un allarme specifico sulla Cina, che sarebbe a caccia di startup sul mercato proprio per dribblare i paletti del Golden power.