Che in Italia le opposizioni siano rappresentate da più anime, distinte e distanti, è evidente. Ma che siano divise non è necessariamente un male. Ne è convinto il fondatore della Buona Destra e militante di Azione, Filippo Rossi, che spiega le sue motivazioni oggi in un articolo sull’HuffPost.
“Presupposto imprescindibile: in Italia non esiste un’opposizione unica e non esiste un’unità delle opposizioni. La scelta è stata chiara: presentarsi divisi alle elezioni perché troppo diverse, troppo distanti. E perché, soprattutto, non avrebbero rappresentato in alcun modo una possibile alleanza di governo – scrive -. L’articolo potrebbe finire qui, perché la cosa è così semplice da apparire ovvia. E invece no, (quasi) tutta la stampa italiana continua imperterrita a fare titoli, articoli e articolesse su questa non notizia, su questa ovvietà come se fosse una stranezza, come se fosse l’uomo che morde il cane. E invece che queste tre opposizioni siano diverse, distinte e distanti, è un cane che morde l’uomo. Nessuna notizia. Niente di niente. Eppure la stampa italiana continua a darla come se fosse tale… Perché negare l’evidenza mostrandosi così miopi? L’unica risposta possibile è nella diffusa nostalgia di un “campo largo” esistito solo nei sogni perversi di un Pd all’eterna ricerca di una centralità che non ha e non avrà mai più. E, se vogliamo allargare la visione, nella ancora più diffusa fissazione conservativa di bipolarismo che, questa volta, ha portato a Palazzo Chigi una Giorgia Meloni meritevole solo di aver fatto piantone all’opposizione in attesa di errori altrui. Campi larghi e bipolarismi che continuano a esistere solo nella testa di chi vuole ancora e ancora un’Italia in eterna guerra civile, l’un contro l’altra armata ma che nella realtà delle cose da fare, delle scelte strategiche, non esisterà mai”
Rossi cita un articolo sul Corriere della Sera di Francesco Verderami. “Spiega come esistano tre maggioranze e non una sola, e che queste tre maggioranze andranno per forza di cose a collidere – scrive Rossi -. Giusto per fare un esempio attualissimo, provate a rispondere a questa domanda: quali sono i tre partiti più simili sul posizionamento internazionale del’Italia? Pd, Fratelli d’Italia e Terzo Polo: la risposta è la prova provata che nessun bipolarismo e nessun campo largo saranno mai aderenti a una realtà politica per fortuna più complessa di un’eterna partita di calcio tra squadre contrapposte. A pensarci bene, è proprio la fissazione del blocco unico, del mappazzone, che impedisce all’Italia di essere come le altre democrazie liberali. E che ha consegnato il Paese alla destra sovranista. E che la consegnerebbe, magari tra cinque anni, al populismo grillino”.
“Per questo l’esistenza di tre opposizioni distinte e distanti, inconciliabili, non è affatto una cattiva notizia per la nazione. Anzi. Questa divisione è la garanzia che esiste ancora una speranza di normalità per questo Paese – conclude -. E che esiste ancora la speranza di disgregare una maggioranza di destra-centro che si regge solo grazie a un patto di potere che non ha nulla a che vedere con il merito delle questioni da affrontare. Per dirla tutta, ogni volta che Carlo Calenda e Matteo Renzi bombardano l’asse Pd-Cinque Stelle, ogni volta che spiegano la differenza tra opposizione costruttiva ed opposizione preconcetta, ogni volta che si fa evidente l’esistenza di tre opposizione disunite è un buon giorno per la democrazia liberale”.