Giorgia Meloni

Diritti negati e cene per commemorare il Ventennio: l’ultradestra di Giorgia nel “modello Marche”

È il “modello Marche” quello che Giorgia Meloni intende riproporre per il governo dell’Italia qualora il centrodestra  vincesse le elezioni e lei andasse a fare il presidente del Conaiglio?

Le Marche sono considerate dalla leader di FDI la punta di diamante dell’amministrazione “patriota”: la Regione è, infatti, guidata dal fratello d’Italia Francesco Acquaroli – quello che nel 2019 partecipò con un un collega di partito a una cena commemorativa della marcia su Roma, con fascio e citazioni del duce sul menu, giustificandosi poi con un laconico “non l’avevamo visto, eravamo lì per un saluto” -, sceso al 13esimo posto nella classifica di gradimento del Sole 24Ore, registrando il calo peggiore (-4%) tra i governatori italiani. Non proprio un esempio virtuoso, insomma, secondo i cittadini marchigiani. Eppure il “modello Marche” è tanto caro al meloniani, nonostante la Regione sia l’esempio più fulgido di una chiara volontà di riduzione dei diritti, soprattutto delle donne. Dal 2021 la Regione Marche ha infatti cominciato la sua crociata anti somministrazione della pillola Ru486 nei consultori, anche ospedalieri, e nelle strutture sanitarie pubbliche regionali il 71% dei medici è obiettore. Non solo: la Regione Marche ha un comitato etico fortemente contrario alla somministrazione del farmaco per il fine vita, nonostante la sentenza della Consulta, e diversi pazienti per vedere riconosciuto il loro diritto a smettere di soffrire hanno dovuto ingaggiare lunghe e dolorose battaglie legali contro l’ente governato da Acquaroli. Manco a dirlo che la Regione Marche, poi, ha negato il proprio patrocinio al Gay Pride.

Insomma, l’estremismo di ultradestra trova casa nelle Marche meloniane. Impossibile, infatti, non ricordare le primordiali dichiarazioni di Carlo Ciccioli, capogruppo di FdI in consiglio regionale, sul fatto che in una famiglia “la donna deve accudire, il padre dà le regole”. Parliamo dello stesso soggetto che giustificava le campagne abortive come “difesa contro la sostituzione etnica”, a causa a suo dire dei troppi figli messi al mondo da stranieri e immigrati. All’attacco delle Marche, riprendendo il Guardian, è andata anche l’influencer Chiara Ferragni. “Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano – afferma la moglie di Fedez in una storia Instagram -. Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni”.