È complesso il rapporto che il M5s ha con Vladimir Putin. O meglio, potremmo dire, prendendo in prestito le parole di Maurizio Stefanini, che tale forza politica sullo zar russo si è mostrata negli anni «alquanto schizofrenica». Ora si fa un gran parlare della “Z” putiniana comparsa nel tweet per il 25 aprile di Vito Pretrocelli, presidente della Commissione Esteri al Senato; parimenti delle minacce a Luigi Di Maio dopo che il governo Draghi si è schierato contro l’aggressione all’Ucraina.
In realtà, fino al 2015, la Russia e Putin erano fuori dagli interessi del MoVimento fondato da Beppe Grillo. Secondo un’analisi del think tank americano Atlantic Council, sarebbe stato Davide Casaleggio in persona a portare a compimento la svolta filo-russa. Il motivo? Lo spiegano Nicola Biondo e Marco Canestrari, due ex con una conoscenza diretta di come funzionano le cose in seno al M5s, del modo di fare comunicazione dei pentastellati. Tutto sarebbe estremamente semplice: «Putin è uno che tira, il suo nome produce traffico sulla rete».
Nel libro “SuperNova. I segreti, le bugie e i tradimenti del MoVimento 5 Stelle: storia vera di una nuova casta che si pretendeva anticasta” Biondo e Canestrari chiariscono che nel 2014, in coincidenza con la guerra in Ucraina, i pentastellati si erano sempre tenuti alla larga dal Cremlino e dalle mosse dello zar. Dietro al cambiamento ci sarebbe stato, come riferisce Stefanini, «un colpo di fulmine tra Alessandro Di Battista e Sergei Zheleznyak», un imprenditore proveniente dal mondo della comunicazione e della pubblicità, che nel 2012 è diventato vicepresidente della Duma.
Per far capire come funzionavano le cose nel MoVimento nel biennio 2014-2016 basterebbe solo citare il caso della deputata Marta Grande che accusò gli Ucraini di cannibalismo ai danni dei russi sulla base di immagini tratte da un film di fantascienza. Non solo: allora i grillini lanciarono una campagna contro le sanzioni alla Russia e dal blog di Grillo Manlio Di Stefano, capogruppo Cinque Stelle alla Commissione Esteri della Camera, tuonò contro l’Ucraina colpevole di aver messo a punto un golpe. Piccoli passi che hanno avvicinato il M5s sempre più al Cremlino. Qualcuno obietterà dicendo che il leader Giuseppe Conte ha annunciato che chiederà l’espulsione di Petroncelli dal M5s, ma è altrettanto vero che nelle ultime ore si fa sempre più insistente la voce di una possibile candidatura del professor Orsini tra le file del Movimento 5 Stelle. Contraddizioni su contraddizioni, insomma.