Il 19 luglio avrebbe dovuto essere un giorno di riconoscimento per Giorgia Meloni, la prima Presidente del Consiglio cresciuta nell’ambito dell’antimafia. Eppure, sembra che la stessa comunità che l’ha vista crescere si senta oggi tradita. Giorgia Meloni, che in passato ha partecipato più volte alla fiaccolata del 19 luglio, organizzata dalla destra siciliana, sembra oggi allontanarsi da quegli ideali che l’hanno formata.
Le recenti dichiarazioni del Ministro Carlo Nordio sulla possibile abolizione del reato di concorso esterno, e gli applausi per l’assoluzione di Mori, Contrada, Dell’Utri e De Donno nel processo sulla trattativa Stato-Mafia sembrano aver creato uno strappo profondo. Queste posizioni sembrano allinearsi ai temi cari ai Berlusconiani, piuttosto che a quelli della lotta alla mafia, un mondo che Meloni ha affermato di aver abbracciato nel suo discorso di insediamento al Parlamento: “Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Borsellino. Il percorso che mi ha portato oggi a essere presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe.”
Tuttavia, queste recenti mosse sembrano sminuire il valore di quel “percorso” menzionato nel suo discorso, allontanandola dai principi della lotta alla mafia, un tema sempre caro a Borsellino. La partecipazione incerta di Meloni alle celebrazioni del 19 luglio, e la scelta di inviare solo un messaggio audio all’evento organizzato a Palermo da Fratelli d’Italia, alimentano dubbi sulla coerenza tra le sue parole e le sue azioni.
Così Giorgia Meloni tradisce Paolo Borsellino
Fabio Granata, promotore della prima fiaccolata per Borsellino, esprime una preoccupazione diffusa quando dice: “Da Meloni e dal suo governo ci aspettavamo qualcosa di diverso: non le frasi di Nordio sull’abolizione del reato di concorso esterno e non gli applausi per la sentenza di assoluzione del processo sulla trattativa Stato-mafia…pensavamo che con lei al governo, e con la fine del berlusconismo, si sarebbe respirata aria nuova“.
Il 19 luglio non sarà, quindi, un giorno di incoronazione per Giorgia Meloni, ma una data in cui emergeranno le sue contraddizioni. La Meloni dovrà spiegare la distanza tra le sue parole – quelle che l’hanno vista emergere come un’icona della destra antimafia – e le sue azioni, che sembrano muoversi in direzione opposta. Il 19 luglio, la sua stessa credibilità sarà sotto esame.