Così Giorgia Meloni tradisce Paolo Borsellino

«Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa, come annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, vuole dire sconfessare apertamente la legislazione voluta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Non usa mezzi termini il fratello del giudice Paolo, Salvatore. «Depotenziare il concorso esterno vuol dire colpire i nostri martiri, quelli che il governo di destra dice di voler commemorare. E questo è l’ennesimo segnale di un gravissimo attacco all’indipendenza della magistratura e alla ricerca della verità».

Il Guardasigilli Nordio, e con lui Giorgia Meloni, sembrano dimenticare le fondamenta sulle quali poggia, almeno a parole e sui manifesti, l’edificio della destra italiana. È la destra del coraggio e della legalità, quella che ha sempre avuto nella lotta alla mafia uno dei suoi cardini fondamentali. È la destra di Paolo Borsellino, icona indiscussa e figura di riferimento, che ha incarnato l’antimafia con coraggio e determinazione, lasciando un’eredità di impegno civile e spirito di servizio.

Con la proposta di abolire il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, Nordio rischia di annacquare queste radici, mettendo in discussione uno degli strumenti che ha permesso di dare un volto e un nome ai fiancheggiatori di Cosa Nostra. Non si tratta di un reato “evanescente“, come afferma Nordio, ma di un faro che illumina le zone d’ombra in cui la mafia prospera.

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Questo approccio non solo mina la lotta alla mafia, ma snatura anche il senso di una tradizione politica che vede nella difesa dell’ordine e della legalità uno dei suoi pilastri fondamentali. Paolo Borsellino, simbolo indiscusso di questa tradizione, ha dedicato la sua vita al perseguimento della giustizia, senza risparmiarsi di fronte alla minaccia mafiosa.

L’abolizione del concorso esterno, così come proposta da Nordio, potrebbe rappresentare non solo un grave passo indietro nella lotta alla mafia, ma anche un oltraggio alla memoria di Borsellino e alla stessa tradizione della destra italiana. Un oltraggio che siamo chiamati a respingere con forza, in nome di quell’eredità di coraggio e legalità che Borsellino ci ha lasciato e che continua a ispirare la nostra lotta alla mafia.