Fanno finta di essere in antitesi, ma in realtà sono due facce della stessa medaglia filorussa. Si scrive Vito Petrocelli, presidente grillino della Commissione Esteri del Senato e noto sostenitore di Putin, e si legge Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo che guida il M5S e che maschera col pacifismo la sua vicinanza sostanziale e formale al Cremlino.
“Dopo due mesi di conflitto è giusto che il presidente Draghi e il ministro Guerini vengano in Parlamento a riferire – dice Conte -. Il governo ha il dovere di spiegare quali sforzi diplomatici sta facendo per porre fine alla guerra. Putin si può permettere di non riferire, ma da noi funziona diversamente”. E per fortuna, viene da dire, soprattutto se poi si parla dell’illiberalità dello zar ma non si vogliono sostenere gli ucraini contro i russi, come fa Conte opponendosi all’invio di ulteriori armi. Quando anche la Germania di Scholz ha vinto le resistenze del cancelliere tedesco e ha deciso di inviare 50 carri armati efficaci nella difesa antiaerea a corto raggio e non più utilizzati dall’esercito tedesco, oltre a munizioni in arrivò dal Brasile.
Anche Petrocelli ha chiesto a Draghi di riferire in Parlamento. “Non solo non mi dimetterò da presidente della Commissione – dice – ma farò di tutto affinché il governo venga a riferire su quali arma sta inviando in Ucraina e su che tipo di impegno di militare ha intrapreso il nostro paese”.
Due facce della stessa avvilente medaglia.