Leggere di Salvini che esalta l’eutanasia del Parlamento ungherese perché ha votato a larga maggioranza i pieni poteri al suo amico Orbán, vedere lo spettacolo del vicepresidente della Camera dei Deputati Italiana, esponente di FdI, rimuovere la bandiera dell’Unione Europea dall’asta e riporla “per ora” nel cassetto, compiendo un atto gravissimo di vilipendio ad una entità istituzionale di cui l’Italia è parte essenziale, copiato da decine di sindaci italiani, leggere sui social affermazioni di odio e disprezzo nei confronti dei partner europei, evidenzia le vere intenzioni della Destra sovranista italiana di strumentalizzare il confronto sugli eurobond per l’emergenza covid-19, per rafforzare la strategia cinica e perdente fondata sull’Italexit.
Un grave errore, non solo perché esaspera il rapporto con i Paesi del Nord, ma anche perché non considera che le ragioni del loro dissenso sugli eurobond sono di duplice natura e cioè la prima riguarda la tradizionale inaffidabilità della gestione della finanza pubblica di alcuni Paesi del Sud Europa, tendenti a utilizzare il debito pubblico a scopi clientelari ed elettorali, la seconda è l’assenza di una strategia compiuta di gestione delle risorse da utilizzare con gli stessi eurobond. Riconoscere queste riserve non vuol dire che hanno ragione, ma che occorre, piuttosto di insultare, cercare le giuste modalità per affrontare questi due aspetti, altrimenti non ci potrà essere alcun accordo e l’Unione Europea può rischiare l’implosione.
Per trovare una intesa, innanzitutto bisogna chiarire che l’Europa, a parte l’imperdonabile gaffe della Lagarde, ha sin da subito fatto tutto ciò che era possibile fare per onorare la solidarietà tra Paesi europei. Quando, con l’intervista della Von der Leyen del 21.03.2020, furono evidenziati da parte della BCE lo stanziamento di ben 1.120 miliardi di € per impedire speculazioni sullo spread, altri 1.800 mld di € per sostenere il credito a famiglie e imprese e soprattutto, da parte della Commissione Europea, la sospensione a tempo indeterminato del patto di stabilità, cosa mai fatta in precedenza, per giorni i sovranisti sono rimasti silenziosi e quasi annichiliti. Ma, non appena il Consiglio Europeo ha rinviato la decisione sugli eurobond, immediatamente è scoppiata la canea delle critiche e degli insulti.
Non è parso vero a chi fa politica con la demagogia trovare l’occasione per ribaltare un fatto di sostanziale solidarietà e trasformarlo in un falso abbandono degli italiani al loro destino. Se a ciò si aggiunge che il governo italiano non ha immediatamente attivato le consistenti provvidenze già autorizzate dall’UE, ed è conseguentemente esplosa la protesta sulla mancanza per molti cittadini di risorse per la sopravvivenza, ecco spiegata la strategia del cinismo, finalizzato a rompere e non ad aggiustare il rapporto con l’Europa. Ma qualcuno ha mai provato in Italia a vedere le contraddizioni delle politiche di alcuni Paesi del Sud Europa, dal punto di vista dei paesi del Nord? Il fatto di avere subito l’ingresso della Grecia nell’eurozona grazie ai bilanci dello Stato falsificati per anni? O di apprendere l’incredibile creatività delle pensioni greche, concepite per dispensare soldi a chiunque, senza collegamento con alcuna contribuzione? Ovvero assistere alle allegre politiche finanziarie dei governi italiani, in perenne ritardo sulle riforme di risanamento del bilancio (la riforma delle pensioni la Germania l’attuò nel 2002, l’Italia solo nel 2011, salvo poi introdurre la deroga di quota 100), o gli 80 € di Renzi e le ipocrite battaglie per strappare le “flessibilità”, che altro non erano che autorizzazioni a creare ulteriore debito pubblico a scopi elettorali? Tutto ciò ha costituito o no motivi di fastidio che hanno avvelenato la natura di una convivenza che non è stata vissuta dagli europei del Nord in maniera paritaria?
Ecco perché a tutti i costi occorre che almeno sul piano delle regole questa volta e per il futuro ci sia chiarezza e non si conceda spazio a furbizie e speculazioni di alcun tipo. Non giova quindi a nessuno un dibattito in cui esponenti politici propongano di distribuire 1.000 € a testa al mese a chiunque e senza criteri, ovvero come ha fatto Salvini di stabilire che occorrono almeno 200 mld di € per il rilancio dell’economia. Perché non 300 o 150 mld? A già, perché c’è un “almeno”, il che vuol dire che intanto partiamo con questi e poi si vedrà, senza limiti ma soprattutto senza alcuna idea di quanto sia in effetti il vero fabbisogno. Qualcuno può pensare che questa sia una base ragionevole di trattativa? O piuttosto non appare una conferma dei comportamenti demagogici e irresponsabili del passato? Ma soprattutto è un comportamento da statisti responsabili che sanno che l’economia deve ripartire ad ogni costo, ma non in maniera casuale e con finanziamenti a pioggia, ma bensì mirati e funzionali alla ripresa?
Ecco perché è profondamente sbagliato ragionare confondendo gli interventi per l’emergenza, che sono assistenza sanitaria e finanziaria per garantire la sopravvivenza nel momento difficile della quarantena, e gli interventi per la ripresa, che comportano innanzitutto la conoscenza dei tempi esatti del blocco dell’attività, la cui durata incide sui costi, che variano da settore economico a settore economico, e quindi da una rigorosa quantificazione delle risorse necessarie a garantire il rimborso dei danni subiti e le risorse necessarie per ripartire. La soluzione che garantirebbe tutti è quindi che alla prossima riunione dell’Eurogruppo si definisca l’accordo formale dell’impegno sull’emissione degli eurobond, per affrontare insieme lo strategico tema della ripresa economica, subordinandone la quantificazione alla definizione di un piano di costi e risorse necessarie, settore per settore, con controlli efficaci sull’andamento e attuazione della strategia. Solo così si può salvare l’Unione Europea, la cui implosione e il cui fallimento nel rilancio dell’economia colpirebbe senza distinzione tutti i Paesi, sia del Nord che del Sud. Infatti la Germania e gli altri Paesi del Nord, con metà Europa incapace di riprendere velocemente l’attività produttiva, come farebbero per gli approvvigionamenti e a quali mercati si rivolgerebbero? La ripresa dell’economia o è continentale, o tutti ne subiranno le conseguenze, primo fra tutti l’euro che si difende solo se tutti i Paesi che lo hanno adottato ritorneranno alla piena produttività e non certo con le misure di austerity fini a sé stesse.
Ecco perché non ha senso, al di là dei beceri calcoli elettorali dei noti seminatori di odio, la polemica tra europei, che invece devono capire che per eliminare una volta per sempre queste spiacevoli incomprensioni, che nessuna lettera di scuse potrà mai superare, l’unica soluzione è riprendere e completare il processo di costituzione della federazione degli Stati Uniti d’Europa e creare quell’Europa Nazione a tutela di tutti i popoli finalmente uniti del vecchio continente, puntando al patriottismo Europeo, che è l’unico sovranismo che merita di essere celebrato e condiviso.