Il vicepresidente di Confidustria Matteo Stirpe, con delega al mercato del lavoro, non le manda a dire al ministro Orlando. In una intervista a Repubblica, Stirpe dice di condividere la volontà del ministro di battersi per aumentare i salari in Italia e di contrastare il cosiddetto ‘lavoro povero’. Anche introducendo forme di salario minimo (se si riduce la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza). Senza però fare giochi delle tre carte, ovvero senza che le aziende debbano essere costrette a dover ‘barattare’ il rinnovo dei contratti o l’aumento dei salari con i ristori previsti dal Governo verso le imprese, alle prese con il caro-energia e i postumi della crisi pandemica.
Le aziende italiane, secondo Stirpe, “non si sentono ricattate, ma la proposta di Orlando non è stata felice. I ristori del governo servono alle aziende che vivono una situazione drammatica, dopo due anni di pandemia, per coprire i rincari insostenibili dell’energia. Non si può pensare di stornare gli aiuti per rinnovare i contratti. Anche perché Confindustria ha già rinnovato l’80% dei contratti, possiamo arrivare al 92% con quelli scaduti quest’anno”. Fondamentale per tenere botta alle crisi e riformare in modo strutturale il mercato del lavoro è il taglio di 16 miliardi del cuneo fiscale. Ridurre il costo del lavoro è una questione centrale se l’obiettivo è ‘stabilizzare’ il mercato del lavoro e ridurre le diseguaglianze. Per Stirpe questo può essere fatto e finanziato anche tassando i Bot, la rendita finanziaria.
“Abbiamo già consegnato a governo e ministro una proposta dettagliata per tagliare il cuneo fiscale di 16 miliardi e mettere più soldi in busta paga”. Stirpe ricorda anche i margini di manovra per incidere con riforme strutturali ci sarebbero, se si pensa ai 900 miliardi di spesa pubblica del nostro Paese. E la politica? I partiti, il Palazzo? “Pd, Forza Italia e M5S sono a favore del taglio del cuneo fiscale. Facciamolo”.