Furio Colombo, storica firma del giornale e del giornalismo italiano, lascia il Fatto Quotidiano. Perché, a suo dire, il giornale di Marco Travaglio fa disinformazione e lui non può conviverci. “Non capisco più la linea del quotidiano” scrive Colombo in una lettera aperta al giornale di cui da anni è firma di spicco. Il riferimento, esplicito, è alla propaganda filo Putin di Alessandro Orsini e Massimo Fini e, più in generale, alla visione secondo lui distorta che il quotidiano fornisce su Ucraina, Russia e Nato. Senza dimenticare la Seconda guerra mondiale. Inutili i tentativi di ricucire lo strappo di Padellaro e Travaglio.
“All’improvviso – scrive Colombo – mi sono trovato a scrivere su questo giornale, che avevo contribuito a far nascere con Padellaro e Travaglio, accanto a un collega che non conoscevo e che non vorrei conoscere, caro a tutti coloro che pensano che l’America sia il vero pericolo dei popoli e delle democrazie, e che l’invio di armi ai resistenti invasi e assediati dal rischio imminente di distruzione totale sia un sacrilegio. È inevitabile respingere visioni che portano disorientamento e informazioni inesistenti o distorte, se compaiono accanto al tuo lavoro nel giornale per cui scrivi, fiducioso, da molti anni”.
“Per il Fatto Orsini è stato una specie di Savonarola, un frate che solleva i confratelli e i fedeli per riformare una chiesa – aggiunge -. Dopo di lui niente è come sembra. Come fai a scrivergli accanto? Chi dei due è il falsario? Un altro collega (Massimo Fini, ndr) racconta al rovescio la terrificante guerra che ricordo da bambino in fuga, affermando che i tedeschi proteggevano gli italiani mentre gli americani invadevano il Paese, abbandonato a stupri e violenze in libertà”.
“L’invenzione della verità alternativa di Donald Trump ha fatto molta strada – conclude Colombo -. E io una cosa so con certezza. Non voglio essere complice”.