Comenicini, il leghista filo Putin: “Vado in Donbass, dall’Ucraina solo fake news”

“Se sarà possibile raggiungerò il Donbass, in caso contrario mi fermerò a Rostov, dove molti dei profughi giunti dalle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno trovato riparo”. A parlare non è in mercenario al soldo di Valdimir Putin, ma un deputato della Repubblica Italiana, Vito Comenicini, eletto alla Camera nelle liste della Lega e noto per le offese al capo dello Stato. Al momento si trova a San Pietroburgo, ma vuole andare nelle zone di guerra invase dai russi. Perché lui, al contrario di quel che afferma, è filo-Putin.

“Sono un identitario, difendo i valori della civiltà classico cristiana in Europa – spiega in un’intervista -, voglio portare la mia solidarietà alle persone scappate da quel conflitto. Donetsk e Lugansk si erano già autoproclamate repubbliche autonome, ora Putin le ha semplicemente riconosciute: l’invasione è anche una conseguenza della guerra in Donbass, per il mancato rispetto degli accordi di Minsk, che prevedevano una soluzione pacifica e diplomatica dopo otto anni di ostilità. Sono stato lì due volte, ho toccato con mano la disperazione. Il conflitto è proseguito nel silenzio generale”.

Dopo l’inizio della guerra, Comencini è andato in Crimea. “Lì non c’è mai stata una guerra, con un referendum approvato a grande maggioranza la popolazione ha deciso di passare con la Federazione russa – aggiunge il leghista putiniano -. La Crimea è sempre stata legata alla Russia. Lo stesso Zelensky afferma che può essere oggetto di trattativa”.

Ovviamente, neanche a dirlo, il Comenicini russofono ha votato contro l’invio di armi all’Ucraina. “Significa gettare benzina sul fuoco, l’Italia deve spendersi per una mediazione che porti al più presto alla pace, come stanno facendo Israele e Turchia. Non fornire supporti militari, che non si sa in che mani finiscano – argomenta -. In Russia pensano che lo scontro sia tra Nato e Russia. L’Ucraina a quanto pare è al centro di un conflitto più complesso, che ha radici più profonde, legate al suo rapporto con gli Usa. I russi sono convinti che i civili ucraini vengano utilizzati come scudi umani. Pensano che le forze armate siano composte da molti elementi neonazisti”.

Praticamente un deputato della Repubblica italiana, fondata sui principi democratici di rispetto e non aggressione, spamma senza ritegno la propaganda russa. E se ne bea pure. “A me queste cose le dicono i cittadini russi, ma anche amici e parlamentari ucraini, che già mesi fa mi denunciavano con preoccupazione le grandi parate neonaziste a Kiev – prosegue il suo delirio filo Putin, criticando, lui!, le fake news ucraine -. La guerra è una tragedia sempre, in qualche modo è però la prosecuzione del conflitto visto in Donbass. Comunque quello che vedo e sento in tv lo prendo con le pinze, spesso frutto di una propaganda mediatica. Qui a San Pietroburgo le tv locali denunciano fake news”.

In conclusione, Comencini cerca anche di impartire una lezione di politica internazionale al premier italiano. “E’ la diplomazia che deve lavorare per il cessate il fuoco, Draghi dovrebbe spingere su quel fronte. Sul bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol non ho espresso alcun giudizio in merito, ho ascoltato le opinioni dell’una e dell’altra parte. E ho parlato con amici russi, che sollevano dubbi, basandosi su elementi oggettivi ed evidenti. Qui ristoranti sono pieni, i negozi pure. Una signora, per sdrammatizzare, mi ha detto: ‘Vuol dire che per un po’ mangeremo patate e cavolfiori’”.

Intanto, però, in Ucraina la gente continua a morire sotto le bombe russe.