È senza dubbio tra le scrittrici francofone più amate; in testa alle classifiche ogni volta che un suo nuovo libro esce. Stiamo parlando di Amélie Nothomb, che ha dedicato alla guerra il suo ultimo romanzo dal titolo «Primo sangue», edito da Voland. «L’ho scritto perché mio padre è morto, ho pensato molto a lui e alla prima volta che ha avuto a che fare con la morte, quando si è trovato davanti al plotone d’esecuzione, condizione poco frequente. Aveva 28 anni. Finora non avevo del tutto realizzato che devo la mia vita a questa scena», aveva confidato la scrittrice in un’intervista a «Il Corriere della Sera». Ed è tornata a parlarne oggi con «Repubblica».
Con il nuovo libro Amélie Nothomb rende omaggio al padre recentemente scomparso, riferendo un episodio della sua carriera di diplomatico. Il romanzo è soprattutto una lunga riflessione sull’assurdità alla base della violenza. Argomento attuale se si guarda al conflitto in Ucraina in corso e al populismo che serpeggia nei vari Paesi. Si prenda la contrapposizione Macron-Le Pen al ballottaggio delle presidenziali francesi, che tiene col fiato l’Europa. «È la prima volta che si ha davvero la percezione che l’estrema destra potrebbe farcela. Se questo è allarmante, è ancor più allarmante è che i candidati che hanno avuto migliori relazioni con Putin abbiano avuto risultati così brillanti. Devo pensare che in una parte dell’elettorato francese ci sia, ancora più che un appoggio consapevole alle posizioni della Russia, un deficit educativo e di coscienza democratica. L’astensione elettorale è stata molto alta, e ciò è di per sé un problema per le istituzioni democratiche, ma io credo che ci sia di più: molti francesi non sanno cos’è la nostra repubblica, non sanno cos’è la democrazia e non sanno che cos’è la tirannia», ha detto Amélie Nothomb.
Cosa colpisce dell’invasione russa? Del conflitto? «Il negazionismo immediato. Sappiamo bene che il negazionismo non è un fenomeno nuovo. Lo vediamo all’opera sui crimini perpetrati durante la Seconda guerra mondiale, sulla Shoah, in modo retrospettivo. Ma quando il Reich bombardava l’Inghilterra uccidendo migliaia di persone se ne vantava, esaltando le sue truppe che marciavano sull’Europa. Invece ciò che fa la dirigenza russa è negare immediatamente, al cento per cento, ciò che sta portando avanti. Fino all’assurdità di chiamare ‘operazione militare speciale’ l’invasione di un altro Stato», ha chiarito l’intellettuale.
La stessa opinione pubblica è divisa sulla resistenza ucraina, sull’eroismo della gente di Zelensky:
«Devo riconoscere che l’eroismo, che peraltro è un tema centrale del mio romanzo, è per molti un concetto démodé, nonostante io ritenga personalmente che dobbiamo toglierci il cappello davanti al presidente Zelensky, ai suoi soldati e al loro coraggio. Oggi ci si dà un tono mescolando tutto e tutti, sostenendo che nessuno è colpevole e nessuno è innocente, nessuno è grande e nessuno è infimo, in una sorta di nuovo nichilismo», ha spiegato la Nothomb.
«È meno nella tradizione della sinistra, perlomeno in Francia e in Belgio, parlare di eroismo. A destra c’è il culto dell’eroe, ci sono, per così dire, dei protocolli. La sinistra invece deve scoprire, o riscoprire, un protocollo per rapportarsi a gesti e figure che al momento non sa interpretare. Persino il mio libro, Primo sangue , proprio per aver affrontato questo tema è stato definito da un giornale di sinistra, in Francia, un libro di destra. Ma non è né di destra né di sinistra, è solo il racconto del momento in cui un uomo, nella fattispecie mio padre, si ritrova a compiere un gesto eroico. Non credo che neppure Zelensky volesse essere un eroe», ha affermato la scrittrice, spiegando di trovare terrificante che una certa sinistra francese radicale volesse la resa degli Ucraini sin dall’inizio. «C’è un’incapacità di cogliere la portata di questo conflitto fratricida che va alle radici della nostra anima di europei», le sue conclusioni.