Sabato scorso il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha lanciato a Roma la convention del suo partito che in tre anni ha cambiato nome per la terza volta: dopo “Cambiamo” e “Coraggio Italia”, ecco infatti “Italia al Centro”, che ambisce a creare un grande centro che possa contendere durante le prossime elezioni politiche il voto moderato alla “destra” e alla “sinistra” .
Hanno partecipato il sindaco di Genova Marco Bucci, Carlo Calenda, leader di Azione, Ettore Rosato per Italia Viva e, a sorpresa, la ministra Maria Stella Gelmini in polemica con il leader di Forza Italia.
E proprio Silvio Berlusconi ha attaccato il suo ex consigliere particolare sostenendo che il Centro è solo Forza Italia e che non c’è spazio per nessun altro.
Tutte polemiche sterili che non fanno bene al Paese e che nascondono semplicemente rivalità personali fra “troppi generali” che hanno a disposizione “un numero limitato di truppe” .
Toti ha attaccato indirettamente le forze sovraniste sostenendo la necessità di integrare gli extracomunitari attraverso l’approvazione dello “ius scholae”, un provvedimento da lui ritenuto giusto e “sacrosanto” in polemica aperta con Salvini e Meloni.
Il Governatore della Liguria sta cercando di aggregare tutti quei “partitini” di idee liberali che si collocano tra la Destra e la Sinistra per creare un’alternativa credibile quando si tornerà al voto.
Ma siamo davvero sicuri che il nostro Paese abbia bisogno di un grande centro ? E perché collocare al centro una formazione politica che persegue idee liberiste in economia ma che contemporaneamente è pronta a sostenere i diritti civili di extracomunitari e omosessuali, non sarebbe più corretto chiamarla destra, una “Buona Destra” finalmente, quella di cui si sente veramente la mancanza in Italia .
Purtroppo l’opinione pubblica tende ancora ad identificare la destra con quelle forze che si richiamano all’esperienza fascista e che propugnano politiche xenofobe, conservatrici e contrarie ad una Europa unita quando invece dobbiamo superare questo pregiudizio ancora radicato in troppe persone.
Il fatto che Toti parli di un grande “Centro” e non di una destra moderna è senza dubbio frutto di questo pregiudizio che non consente ancora oggi di identificare la “destra” con una esperienza politica inclusiva e di ampio respiro che riconosca nella tutela della legalità e dei diritti civili la sua parola d’ordine.
Dobbiamo quindi guardare all’esperienza di partiti come “Futuro e Libertà per l’Italia” in passato e la “Buona Destra” di Filippo Rossi oggi che hanno cercato e cercano di sfatare questo tabù, per rompere un “impasse” che non porta nulla di buono al nostro Paese.
L’Italia ha bisogno di una grande rivoluzione liberale che parta da destra e che coinvolga gli elementi più illuminati della sinistra, è arrivato il momento di farsi avanti!