La crescita c’è, i sondaggi danno il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi in ascesa. Con Forza Italia nel mirino, anzi per alcune rilevazioni statistiche già superata. E l’effetto Draghi non può che migliorare questi dati, secondo Mara Carfagna, ministro per il Sud proprio nel governo sfiduciato di Supermario. Di cui la gente ha già nostalgia.
“Sfiduciarlo è stato surreale, è il premier di una stagione di investimenti e sviluppo che stava dando i suoi frutti – dice la ex forzista a La Stampa -. Persino il 65% dei simpatizzanti del centrodestra pensa che sia stato un errore mandarlo a casa. Il terzo polo cresce perché è l’unico schieramento che propone la continuità col metodo Draghi e, se sarà possibile, un ritorno di Draghi stesso. L’Italia arrabbiata per la crisi e che vuole esprimere col voto una protesta verso chi ha determinato le elezioni anticipate in una fase così complessa è l’Italia che guarda a noi”.
Per Carfagna Azione è tutto meno che un partito elitario. “Calenda pariolino? Etichette da quattro soldi – incalza -. Noi siamo gli unici che difendono il più grande piano di investimento sociale degli ultimi 20 anni, il PNRR. Le posizioni elitarie vanno cercate altrove, tra chi il PNRR vuole ridiscuterlo per posa ideologica, tra chi è pronto a liquidarlo e chi non lo ha mai votato e neanche ne conosce la portata sociale per lavoratori, madri lavoratrici, pendolari, studenti senza tempo pieno, territori privi di servizi sociali”.
Nel “suo” sud, Carfagna non teme le ingerenze populiste di Salvini e Meloni. “Il sovranismo al sud non ha prodotto nulla se non parole – conclude -. Come cittadina meridionale e come ministro ho potuto affrontare e avviare soluzioni a problemi endemici e difficoltà storiche. Penso alle baraccopoli di Messina, alla bonifica di Bagnoli, al finanziamento del ritorno di un grande cantiere navale a Taranto”.