“Se l’Europa, la Nato, l’attuale presidenza americana e più in generale l’Occidente avessero avuto una reale credibilità dal punto di vista militare, Vladimir Putin non avrebbe osato trasformare il processo di annessione di due province russofone dell’Ucraina nella guerra aperta ad uno Stato sovrano notoriamente filo occidentale”. Più che condivisibile l’analisi sulla capacità dell’Occidente di sapersi difendere che fa oggi Andrea Cangini sulle colonne de Il Giornale.
Un’analisi che parte dalla visione – in parte verosimile – che Putin ha di un Occidente diviso, debole, senza leadership forti e con la difficoltà di giungere a decisioni unanimi. “Lui ha il senso della tragedia, crede nel destino, si ritiene portatore di una missione salvifica iscritta nella storia imperiale di Santa Madre Russia – scrive ancora Cangini -. Noi ci dibattiamo in una crisi di identità e di potere, non sappiamo più chi siamo, cosa vogliamo, in cosa credere e, eventualmente, per cosa morire. Quando guarda a noi occidentali, è così che Putin ci vede. Imbelli. Naturalmente a disagio nell’uso della forza, soprattutto se militare, e fisiologicamente atterriti dal timore di opinioni pubbliche diseducate alla realtà da decenni di vacua retorica, di moralismi, di benessere e di buoni sentimenti. Perciò inadatti alla guerra”. La mancata costituzione di un esercito europeo alternativo ed eventualmente complementare alla Nato è parte del problema.
“La manifestazione plastica di tale fisiologica debolezza l’abbiamo avuta lo scorso venerdì durante il dibattito parlamentare successivo all’informativa del presidente del Consiglio sulla guerra in Ucraina – scrive Cangini di quanto accade in Italia -. Il leader più citato è stato il Papa, la parola più usata è stata ‘pace’. Tempo ventiquattr’ore, le firme di buona parte dei rappresentanti del popolo di quasi tutti i partiti sono state apposte in calce ad un documento che recepisce e rilancia le parole di papa Francesco contro ‘la follia della guerra’. Il Papa fa il suo mestiere, e lo fa bene. Chi sembra aver rinunciato a fare il proprio sono molti politici. Politici sempre più a disagio nel padroneggiare le categorie della Politica. Sempre meno capaci, dunque, di difendere e onorare quei principi liberaldemocratici cui Vladimir Putin ha dichiarato guerra attaccando l’Ucraina. Non è una condanna a vita, la nostra. È la conseguenza di un’inerzia organizzativa e di una scarsa motivazione politica da cui potremmo, se lo volessimo, di colpo affrancarci”.