In un editoriale uscito su «Quotidiano Nazionale» l’ex forzista Andrea Cangini, ora schierato con il partito di Carlo Calenda, parla di «Anno zero» della politica italiana. Il 20 luglio, dopo aver pronunciato un discorso molto duro in parlamento, il giornalista, unico senatore del centrodestra, ha deciso di dare il voto di fiducia al premier Draghi. Poi la scelta di abbandonare Forza Italia: “Nel mio piccolo, è stato un test interessante. (…) Sapevo di aver fatto la cosa giusta ma temevo non sarei stato capito. Troppa faziosità, troppa superficialità, troppa confusione, pensavo. Sbagliavo. Nelle ore successive, ho ricevuto migliaia di messaggi di cittadini di destra, di centro e di sinistra che elogiavano la serietà del gesto e sostenevano di aver ritrovato un barlume di fiducia nella Politica. La maggior parte di loro ha scritto proprio così, Politica con la maiuscola”.
“Quel voto isolato non aveva impedito all’inconsapevole Conte e ai consapevoli Salvini e Berlusconi di cacciare il premier più autorevole ed efficace della storia patria, ma con mia grande sorpresa era servito a riaccendere la speranza in un certo numero di elettori consapevoli e nauseati”, ha evidenziato Cangini. “Nulla unisce il polo di destra-destra se non la voglia di vincere, nulla unisce il polo di sinistra-sinistra se non la finzione di impedire la vittoria della destra. Nessuna proposta concreta per affrontare i problemi presenti e futuri dell’Italia: si evocano spettri, si alimentano paure, si promettono soldi facili a carico della fiscalità generale. Credo che buona parte di quel 40% di potenziali astensionisti rilevati dai sondaggi lo sappia. E se non lo sa lo sente. Perciò non intendono partecipare ad elezioni sempre più simili a una fiera della vanità e dell’inconcludenza. Restituirgli la fiducia persa e ricondurli al voto è un servizio alla Politica e alla democrazia, oltre che un investimento sulla tenuta e la qualità della prossima legislatura”, ha rimarcato l’ex direttore de «Il Resto del Carlino».
Per Cangini è proprio questo il compito del nascente polo liberale del buon senso e del realismo cui sta lavorando Carlo Calenda con l’aiuto del leader di Iv Matteo Renzi. Per l’ex forzista esso rappresenta l’“unica novità in un quadro politico pigramente attestato sulle sterili dinamiche della Seconda repubblica, incurante che quel ciclo politico sia terminato con la crisi di sistema che ha richiesto l’intervento di Mario Draghi”. In altri termini “siamo all’Anno Zero” della politica, peccato però che siano soltanto pochi i leader di partito ad essersene resi conto.