Buona Destra Toscana ritiene importante continuare a parlare anche a livello regionale di ius scholae seppur in un momento in cui le priorità del Paese siano altre.
Non crediamo che la contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali sia proficua e crediamo che la destra debba raccogliere una sfida di civiltà accettando un principio sacrosanto che deriva dalla stessa tradizione della destra storica italiana.
Noi riteniamo – afferma l’avvocato Kishore Bombaci, Segretario Regionale di Buona Destra – che una politica responsabile non può trascurare qualcosa come 60 mila bambini in Toscana che studiano nelle nostre scuole, interagiscono con i nostri ragazzi, parlano l’italiano e riconoscono solo l’Italia come proprio paese e che al contempo siano sprovvisti di cittadinanza.
Buona Destra ricorda che questo provvedimento può essere senz’altro migliorato ma parte da un assunto sacrosanto. Come ebbe a dichiarare Gianfranco Fini a suo tempo, l’Italia è di chi la ama.
Lo ius scholae va in questa direzione– continua Bombaci – è una legge perfettibile sicuramente ma occorre una discussione nel merito che rifiuti tuttavia il NO a prescindere. E’ una sfida da giocare sul terreno dell’integrazione e della governo dei processi di cambiamento cui non possiamo abdicare in nome del mero benaltrismo. Ed è una sfida che va combattuta da destra, rinunciando a inutili petizioni di principio.
Non si può semplicemente omettere di affrontare un tema importante solo perché il Paese in questo momento ha altre emergenze. Una forza liberale e di destra non rinuncia a “fare gli italiani” come si era soliti dire nel Risorgimento.
Oggi, ci aspettano sfide importanti e la gestione delle migrazioni attraverso una progressiva integrazione nel tessuto sociale è una di queste. Visto che la legge esistente ha delle falle e dei problemi evidenti, auspichiamo che questa sia l’occasione per modificarla in senso costruttivo.
Quindi – invita Bombaci – accettiamo la sfida e lavoriamo in Toscana affinchè si giunga a risolvere un problema che riguarda tanti bambini che sono di fatto italiani che aspettano di diventarlo anche di diritto.