“L’abbraccio al razzista Saied non fermerà l’esodo tunisino”, afferma lo scrittore Tahar Ben Jelloun in un suo intervento su Repubblica. L’autore denuncia l’inquietante alleanza tra Giorgia Meloni e il presidente tunisino Kais Saied, sottolineando come questa mossa non solo non fermerà l’esodo dei migranti tunisini, ma rischia anche di alimentare odio e razzismo.
Dal 23 ottobre 2019, quando Saied ha preso il potere in Tunisia con un colpo di Stato, il paese è affondato in una terribile crisi economica, politica e sociale. Saied ha concentrato tutti i poteri nelle sue mani e ha sospeso il Parlamento. Sindacalisti sono finiti in carcere e gli oppositori vengono perseguitati. In questa dolce Tunisia si è insediato un potere assoluto, con Saied che non ha paura di usare parole odioso e razziste. Nel suo discorso del 21 febbraio, ha definito i migranti subsahariani “orde la cui presenza è fonte di violenza e criminalità”.
L’autore critica il comportamento di Saied, ignorando l’opinione pubblica internazionale e autoproclamandosi capo dello Stato. Inoltre, viene evidenziato il supporto fornito dall’Algeria, che ha fatto cambiare all’Italia l’atteggiamento tradizionale della Tunisia nei confronti del Marocco e del conflitto del Sahara.
Nel frattempo, i migranti subsahariani sono rimasti in balia della popolazione tunisina e hanno subito attacchi a causa del discorso di Saied che ha trovato consensi tra i tunisini. La lotta all’immigrazione clandestina è diventata la priorità del regime, che ha persino parlato di “un’impresa criminale che mira a cambiare la composizione demografica della Tunisia e cancellare il suo carattere ‘arabo-musulmano'”.
L’autore denuncia i maltrattamenti subiti dai migranti in Tunisia, inclusa la disumana chiusura di un campo profughi a Tunisi il 23 aprile, che ha gettato uomini e donne per le strade dove sono stati insultati e picchiati. In questa situazione, molti sognano di raggiungere Lampedusa, distante solo 150 km dalla Tunisia.
È in questo contesto che Giorgia Meloni, insieme ad altri leader politici europei, si è recata a Tunisi il 6 giugno per offrire appoggio morale e finanziario a Saied. Tuttavia, secondo Ben Jelloun, questo riavvicinamento basato sull’odio e sul razzismo non porterà risultati positivi. L’autore sottolinea che la soluzione al problema dell’immigrazione non può essere trovata attraverso la repressione e la severità, ma richiede una politica comune, umana ed economica in accordo con i paesi africani di origine dei migranti.
L’autore sottolinea che la soluzione non può essere ottenuta semplicemente abbracciando un leader razzista come Saied, ma richiede un approccio più ampio che coinvolga anche i paesi africani. È necessario mettere sotto accusa i paesi ricchi come il Gabon, la Nigeria e l’Algeria che non fanno abbastanza per contrastare il traffico di migranti e offrire opportunità di lavoro ai propri cittadini.
Tahar Ben Jelloun mette quindi in dubbio l’efficacia dell’approccio di Giorgia Meloni e sottolinea l’importanza di definire una politica comune europea che sia umana, economica e basata sulla collaborazione con i paesi africani. Solo attraverso una reale cooperazione e un impegno congiunto sarà possibile affrontare le cause profonde dell’esodo migratorio e trovare soluzioni durature.