È ora di dire basta. È ora di smettere di finanziare il genocidio attuato da Putin in Ucraina attraverso l’acquisto del gas russo da parte dei paesi europei, Italia compresa. La scoperta – se non bastassero già le nefandezze dell’esercito di Mosca – delle fosse comuni coi corpi torturati e martoriati dei civili a Bucha rappresenta il punto di non ritorno. È la prova tangibile della barbarie del zar del Cremlino, che finanzia questo abominio coi soldi del gas che vende all’Europa.
È, quindi, ora di ribellarsi a questa dipendenza attuando un embargo sul gas russo. L’Europa deve trovare altrove l’approvvigionamento energetico, ne va del rispetto delle sue fondamenta democratiche e liberali che aborrono l’autarchia e il sopruso. Che non possono più tollerare l’invasione di uno stato autodeterminato e la strage di civili inermi. L’Italia un piano di emergenza per fare a meno del 43% del gas russo che importiamo ce l’ha e ci sta lavorando. Sganciarsi dalla Russia non è più utopia: lo dice un report interno commissionato dal governo italiano alle sue società partecipate specializzate in energia, lungo 120 pagine. L’Italia può fare a meno della quantità tra i 20 e i 27 miliardi di metri cubi di gas russo che le servirebbero per sopravvivere, energeticamente parlando, già dall’anno in corso e per il prossimo. Come? Aumentando nei prossimi mesi la produzione interna di un miliardo e importando tra i 5 e i 10 miliardi dal Nordafrica, insieme ad una diminuzione di un solo grado di riscaldamento nelle nostre case (con un risparmio di un miliardo di metri cubi di gas) e a quella volontaria dei consumi delle imprese industriali per “cinque giorni al mese durante il periodo invernale” (un altro miliardo di metri cubi risparmiato). E poi qualche economia sull’illuminazione pubblica – sul modello di altri paesi UE – e un ripensamento sul carbone.
Insomma, si può fare. Sì deve fare. Perché è ora di smetterla di essere i finanziatori di un criminale assassino – che sta perpetrando in Ucraina le stesse violenze e persecuzioni con cui Slobodan Milošević macchiò di sangue l’ex Jugoslavia e per cui è stato processato per crimini contro l’umanità dal tribunale dell’Aia – che paga la sua guerra sporca con i soldi che noi europei gli versiamo per le forniture di gas.
Almeno fino al cessate il fuoco, l’Europa deve rinunciare al gas russo perché acquistandolo finanzia scempi come quello di Bucha. E non è più accettabile. Va attuato subito l’embargo per il gas russo, è un sacrificio che non si può più rimandare, come proposto dal leader del Pd Enrico Letta, a cui si è accodato Pier Ferdinando Casini. “Non è più possibile sopportare tutto questo. E non bastano più le sacrosante di parole di condanna. L’Europa ha il dovere politico ed etico di mettere l’embargo totale e assoluto sul gas russo. Non possiamo più pagare la guerra di Putin”: questa, infine, la posizione del leader della Buona Destra Filippo Rossi.