Questa è una bella storia di solidarietà. La vicenda di due ex bambini di Chernobyl, Danijl e Sasha, che si sono conosciuti a Genova quasi vent’anni fa. I piccoli erano ospiti di due differenti famiglie. Col tempo sono cresciuti e si sono sposati in un paesino alle porte di Kiev. Oggi lui è un ingegnere che lavora ad Odessa, mentre lei è un’insegnante. Quando è Putin ha invaso l’Ucraina, Danijl si è rivolto alla “sua” famiglia genovese per affidarle la moglie Sasha e la loro bambina Olga. Lui non ha avuto il permesso di partire, è dovuto restare nel suo Paese.
Sasha e la piccola Olga si trovano ora a Genova. La famiglia che le ospita è la stessa che aveva accolto con amore Danijl circa vent’anni fa, nel 2003. “Era così buono e così bello che abbiamo continuato a farlo venire qui, grazie all’intermediazione della chiesa di Sampierdarena. Veniva d’estate e poi per le vacanze di Natale”, ha raccontato la signora residente nel capoluogo ligure. Negli anni Danijl e la sua “famiglia” genovese non hanno mai smesso di sentirsi. Dopo aver compiuto diciotto anni Danijl era rientrato in Ucraina. Da allora non era più tornato in Italia.
“Poi è scoppiata la guerra. Io gli dicevo che le cose sarebbero peggiorate, di scappare e venire qui, ma lui non ci credeva. Quando sono iniziati i bombardamenti, attraverso la Moldavia, ha portato Sasha e Olga alla frontiera e lì si sono separati”, ha raccontato la signora di Genova, che ora ospita Sasha e la piccola Olga. “Sasha non sapeva come fare a riconoscermi perché sono passati 20 anni. Appena ci siamo riunite abbiamo chiamato Danijl e lui si è tranquillizzato: abbiamo passato tutte le procedure necessarie, anche se ci stiamo scontrando con troppa inutile burocrazia, e adesso vivono qui, a casa”, ha spiegato sempre la donna.
Ora Olga va a scuola da noi, in Italia. Succede che a volte l’accompagnino questi due “nonni” italiani. Adottivi e tutto cuore. La piccola Olga gioca con il nipotino della coppia ligure e con i vicini di casa. È serena in Italia, ma chiede costantemente del suo papà rimasto in Ucraina. La madre, Sasha, aspetta con ansia il momento per poter sentire il suo Danijl: “Lo chiamiamo con Whatsapp. Lui è un volontario, aiuta gli altri a scappare e per questo lo chiamiamo sempre di sera”.