È alta la tensione per un possibile aumento del coinvolgimento cinese nella crisi ucraina. Seguendo notizie diffuse, poi smentite e infine confermate da fonti americane, la Russia avrebbe chiesto al partner asiatico supporto per sostenere la propria economia e la propria operazione militare in Ucraina.
In queste ore sembra farsi strada l’ipotesi che la Cina sia disposta ad aiutare Mosca anche fornendo manutezione, rifornimenti e armi. È certamente una brutta notizia per chi sperava in una rapida soluzione del conflitto, ma è ancora troppo presto per valutare se i segnali che arrivano da Beijin saranno seguiti dai fatti.
Qualora ciò accadesse è però ovvio aspettarsi una risposta dura da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Tuttavia, anche nella peggiore delle ipotesi, e cioè che la Cina sia disposta ad aiutare anche solo per breve periodo Putin a proseguire la campagna in Ucraina, non è detto che questo implichi automaticamente un allargamento o un inasprimento del conflitto. Certamente però si aprirebbe una nuova fase di tensione con l’Occidente, che la Cina ha più volte accusato di minare la sua sicurezza economica e militare nel teatro del Pacifico.
Va però menzionata la possibilità che Beijin voglia solo approfittare della situzione per stringere Putin in un abbraccio mortale. Dall’inizio della crisi, e soprattutto in seguito alle pesanti sanzioni che hanno messo in ginocchio l’economia russa, il paese asiatico ha promosso un’intensa campagna di acquisizione che ha visto l’ingresso di capitali cinesi in settori essenziali per l’interesse nazionale. Fornire ulteriori aiuti imporrebbe definitivamente un’egemonia cinese che potrebbe anche portare alla fine di Putin aprendo la strada verso un mondo bipolare dominato da Cina e Stati Uniti.
Infine, bisogna tener conto dei risultati dell’incontro a porte chiuse tra le delegazioni americane e cinesi avvenuto a Roma e mediato dal consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio, l’ambasciatore Luigi Mattiolo. Nei prossimi giorni ne sapremo sicuramente di più. Per adesso possiamo almeno notare con soddifazione come il premier Mario Draghi abbia deciso per un’azione diplomatica di ampie vedute e decisamente più incisiva rispetto ad altre capitali europee che continuano a preferire la visibilità alla concretezza.