lacrime ucraina

Attenti, chi vi dice “ma è complesso” in realtà sta con Putin

Il deputato della Lega Vito Comencini, 35 anni, in un’intervista, ha difeso la scelta di Putin di invadere l’Ucraina. Alla domanda diretta del giornalista “Pure lei sostiene che l’aggressione derivi dalla paura che l’Ucraina possa entrare nella Nato?”, Comencini ha replicato così: «In Russia pensano che lo scontro sia tra Nato e Russia. L’Ucraina a quanto pare è al centro di un conflitto più complesso, che ha radici più profonde, legate al suo rapporto con gli Usa».

Dichiarazioni che hanno innescato un’immediata reazione di Filippo Rossi, leader della «Buona Destra», che nel suo editoriale sull’«Huffington Post» ha scritto: «Ecco, ‘più complesso’ è il nuovo ‘e il Pd?’, è il velo retorico dietro al qual sì si nascondono, più o meno inconsciamente, più o meno in malafede, i complici di Putin l’assassino. Perché è ovvio che la storia è sempre complessa. Sempre. Ma è anche ovvio che la complessità non può giustificare l’ingiustificabile». 

Rossi ha citato il filosofo Simone Regazzoni: «La complessità è alla base di ogni fenomeno storico. Il nazismo è un fenomeno talmente complesso che ancora oggi non ne siamo venuti a capo. Questo ci impedisce di prendere una chiara posizione etico-politica contro il nazismo?  No, per fortuna». Per il giornalista sono tanti gli ipocriti nel Belpaese che si stanno nascondendo dietro la parola «complessità». Ipocriti son tutti «quei professionisti che di fronte all’evidenza di una guerra d’invasione, di città europee rase al suolo, di milioni di profughi che fuggono verso occidente (non verso oriente), di donne e bambini morti e sepolti, rispondono così: ‘Sì, forse, in parte, ma non proprio: la situazione, infatti, è più complessa. Se la Nato non lo avesse sfidato, lui mai e poi mai avrebbe bombardato. Non ci credete? Significa che rifuggite la complessità’».

Per dirla sempre con Regazzoni, «la parola feticcio “complessità” si usa per darsi un tono e un alibi intellettuale per evitare di prendere una posizione. Per evitare di stare dalla parte di donne e bambini sepolti vivi dalle bombe di Putin», spiega Rossi. «Ecco, andate a dirlo a quelle donne, a quei bambini, che la questione è più complessa. Che la loro morte non è una cosa tragicamente semplice. E da condannare senza ma e senza però», conclude. E non fa una piega.