“Salve, sono il presidente della Federazione russa, scusate l’interruzione ma ho un annuncio importante da fare. Smetto la guerra”. Valerio Lundini sale sul palco del concertone del Primo maggio verso le sette di sera e, dopo diverse ore di musica infarcita da discorsi sulla guerra e sulla pace, fa la satira della retorica pacifista.
Il comico romano, accompagnato dai VazzaNikki, stava cantando “La guerra è brutta”, un concentrato di quelle frasi che si erano sentite fino a pochi istanti prima – “Non servono le armi”, “non servono i bunker”, “perché solo la musica ci può salvare dall’imminente scoppio di un conflitto mondiale” – quando viene interrotto dalla telefonata di un uomo, che si presenta in qualità di presidente della Federazione russa, dicendo voler mettere fine alla guerra in Ucraina, dopo essere stato colpito dalla canzone pacifista cantata da Lundini.
“Scusate, sono Putin, sono il presidente, è importante, è una buona notizia – dice la voce al telefono in russo, tradotto simultaneamente in italiano -. Suppongo che la canzone che cantavate fosse indirizzata a me. Ho sentito le vostre parole e i vostri concetti molto originali. Grazie a voi ho deciso di smetterla con la guerra”.
Lundini, dopo aver esultato per il risultato raggiunto, riprende a cantare “perché solo la musica ci può salvare dall’imminente scoppio di un conflitto mondiale. Ce l’abbiamo fatta, grazie alla nostra canzone, evviva la pace, abbasso la guerra, restate a casa”.
Uno sfottò bello e buono che, però, in piazza San Giovanni non è stato colto da tutti.