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“Non ero stanco!”. Draghi voleva restare, tutta la verità sulle dimissioni

Tanto tuonò che piovve. Nessun nuovo patto, non c’è stato niente da fare. Non ci sarà alcun Draghi bis, ma neppure un’uscita di scena dell’ex numero uno della Bce, come tanti vorrebbero. Eh sì, perché è vero che il governo è caduto, ma l’eco di Draghi, il suo nome, il fantasma, chiamatelo come volete, sarà quello più evocato in campagna elettorale. Starà agli Italiani riconoscere le menzogne e false promesse dei partiti, quegli stessi partiti e leader, che stan cercando anche in queste ore di sporcare l’immagine del premier uscente con frasi come “aveva le scatole piene”, “era stanco” o “ha cercato la scusa per andarsene”. Un modo per volersi discolpare davanti agli elettori, di cui forse si mette in dubbio l’intelligenza. A riprova di tale assurda tesi ci sarebbe il sorriso smagliante sfoggiato alla Camera da Mario Draghi dopo aver annunciato di essere diretto al Quirinale per comunicare le sue determinazioni.

Stanco, stufo e ora sollevato? Ma quando mai? Ed è stato lo stesso Mario Draghi, attraverso «Il Corriere della Sera», a smentire la fantasiosa ricostruzione. Se fosse dipeso dalla sua volontà sarebbe rimasto a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura preso a risolvere le tante urgenze del Paese. L’idea di non poter ultimare il lavoro avviato nel febbraio del 2021 per uno come lui, stimato in tutto il mondo, abituato a non lasciare nulla in sospeso, è il fatto che più gli è dispiaciuto. Ad averlo amareggiato probabilmente anche l’eccessiva fiducia che aveva risposto nei partiti: Draghi non aveva considerato (forse per ingenuità, forse perché non è un politico) che le sirene delle elezioni potessero intontire talmente tanto i leader da far dimenticare loro «il senso di responsabilità nazionale», gli impegni presi con i cittadini.

Ma le bugie Draghi proprio non le sopporta e per questo ha voluto rispondere a distanza a Silvio Berlusconi, che nel corso delle sue ultime interviste ha detto: “Non volevamo far cadere Draghi, ma si è reso indisponibile a un bis. Probabilmente era stanco e ha colto la palla al balzo per andarsene. In ogni caso ha scelto lui e adesso siamo già al lavoro per un nuovo governo di centrodestra. Noi siamo una forza responsabile, non abbiamo nulla da spartire con i 5Stelle. Abbiamo fatto parte di una maggioranza di unità nazionale, di un governo che io ho voluto che nascesse. Non avevamo motivo per farlo cadere”. La versione dell’ex governatore di Bankitalia è però un’altra: per lui il centrodestra voleva solo disarcionarlo con «un governo bis senza 5 stelle destinato a durare un giorno».

Draghi si poi è difeso anche da un’altra accusa: «Non è vero che il presidente Mattarella ce l’ha con me, perché abbiamo condiviso ogni scelta, passo dopo passo». Tutto il resto sono «sciocchezze», il risultato di un grande lavoro «di disinformazione» orchestrato per ragioni elettorali. Parole dure quelle di Draghi che fan capire pure un certo tasso di irritazione. Ma lui non è solito cedere alla collera e infatti all’ultimo Cdm si è mostrato come al solito pacato, deciso ad andare avanti svolgendo il ruolo da civil servant per il quale è stato chiamato dal Capo dello Stato: «Ora rimettiamoci al lavoro», ha detto ai suoi. Dopo aver ringraziato i suoi ministri il premier ha spronato la sua squadra, come avrebbe fatto qualsiasi bravo ct: «Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato». 

La tristezza per quanto accaduto Draghi l’ha lasciata fuori dalla porta: «Volevo un mandato chiaro per completare il lavoro», ha detto il premier al «Corriere della Sera». Richiesta che gli è stata negata dai soliti irresponsabili che avevan fretta di tornare alle urne. Ma è inutile stare lì a pensarci, Draghi è un uomo pratico. Le conseguenze della guerra pretendono delle risposte immediate, lui lo sa: il premier è intenzionato a varare il prossimo decreto Aiuti entro la fine del mese, al massimo ai primi di agosto. Entro l’anno poi vuole mettere in cassaforte altri 55 obiettivi del Pnrr: Draghi non intende perdere l’assegno della Ue da 19 miliardi.