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Altro che cessate il fuoco, sui negoziati i russi mentono sapendo di mentire

La Russia non ha affatto preso bene la visita del Capo di Stato americano Blinken a Kiev e le parole del Capo del Pentagono Austin per il quale la Russia va indebolita a tal punto da non consentirle più di invadere nuovi territori. E, sicuramente non ha preso bene l’ulteriore fornitura di armamenti per 713 milioni di dollari degli americani agli ucraini.

Lavrov, di tutta risposta, paventa il rischio concreto e attuale di una Terza Guerra Mondiale (tanto per cambiare), salvo poi contraddirsi sostenendo di essere pronti a negoziare perché un conflitto nucleare sarebbe inaccettabile.
Evidentemente rimasto indietro con la contraddittoria tabella comunicativa del suo capo, l’ambasciatore russo all’ONU, Vasilij Alekseevic Nebenzia, chiude a ogni possibilità di cessate il fuoco ritenendola un opzione non praticabile, fino al pieno raggiungimento degli obiettivi militari (Donbass e fascia sud del Paese con sbocco sul mare).

E a questo punto, non si comprende più, almeno io non comprendo più! Siamo di fronte a una schizofrenia di massa ai vertici moscoviti, fanno il gioco delle tre carte, o è solo tutto un grande bluff?
Siamo abituati dai tempi dell’Unione Sovietica a dichiarazioni roboanti e alla propaganda di Stato, ma almeno là c’era un minimo di coerenza. Una visione artefatta della realtà, ma si sforzavano, i membri di Politburo, di dire tutti la stessa cosa (non sempre ci riuscivano, ma questa è un’altra storia).
Qui siamo al “mentire sapendo di mentire”. Al minacciare per il gusto di minacciare, senza – per fortuna! – avere il coraggio di mettere in pratica le minacce, anche perché una guerra nucleare, pur condotta con armi tattiche, moltiplicherebbe a dismisura l’effetto di Hiroshima con seri rischi di estinzione per l’umano genere. Si spera che un esito del genere non lo voglia nessuno, ma, se ben si guardano le dichiarazioni, i russi lo minacciano un giorno si e un giorno no.

Come si fa a parlare di seri negoziati (stando a Lavrov) ma al contempo voler vincere la guerra (stando all’ambasciatore)? Si torna al punto di partenza, in questo gioco dell’oca diplomatico-comunicativo. I russi non vogliono il negoziato, vogliono la resa. Vogliono sedersi a un ipotetico tavolo delle trattative come vincitori indiscussi. E, se questo è l’obiettivo, si può capire che l’Ucraina non può certo acconsentire.

Questo, peraltro, fa sommessamente notare il ministro degli esteri ucraino Kuleba che dichiara di non aver visto intenzioni serie da parte di Mosca di trattare una pace giusta ma che – ribadisce – se ciò dovesse verificarsi, l’Ucraina è pronta a sedersi al tavolo.

Da canto loro, i russi, incapaci di rendersi conto che sono loro i primi responsabili di quanto sta accadendo e presi dalla consueta sindrome paranoica dell’accerchiamento, incolpano gli americani e gli inglesi e forse pure i polacchi si essersi messi di traverso rispetto alle trattative di pace, costringendo Kiev a non prendere in considerazione le ultime proposte formulate dal Cremlino ( di cui nessuno sa nulla, e che gli stessi russi omettono di chiarire).

Insomma, di cosa stiamo parlando?
Dimenticare che trattative di pace senza nemmeno un temporaneo cessate il fuoco incolpando altri, se l’intenzione appare poco credibile, è sinceramente contraddittorio e bizzarro.
Al momento, credere ai russi è impresa titanica e intanto la guerra continua!
Oggi, comunque, qualcosa in più dovremmo saperla. In questa giornata che si annuncia importante sul fronte diplomatico, prima il Presidente turco Erdogan e poi il Segretario Generale ONU Guterres incontreranno Putin dal quale si dovrebbe capire di più se le generiche aperture al negoziato di Lavrov sono concrete o, di fatto, aria fritta.
Il mondo aspetta!