Ovviamente non dirà mai che ha cambiato idea. Ovviamente farà come Salvini su Putin, farà finta di niente come se non fosse successo nulla. Ma a leggere l’intervista di Giorgia Meloni al Corriere sembra di leggere parole del leader di un partito ipereuropeista, altro che destra antieuropea.
Leggiamo: «Con l’America abbiamo radici comuni e questo viene prima di qualsiasi discorso di alleanza. Ci sono casi in cui però i nostri interessi non coincidono. Per questo l’Europa deve conservare una salda autonomia. Non dobbiamo seguire pedissequamente quel che fa il governo americano. Per esempio, l’Europa deve dotarsi di un esercito proprio. L’Alleanza atlantica forse funzionerebbe meglio».
E ancora: «L’Europa è stata ininfluente e evanescente prima che scoppiasse il conflitto. Adesso cerca di recuperare compattezza ma è troppo tardi. Si muove sempre quando è sull’orlo del baratro. È avvenuto anche sulla pandemia e anche rispetto alla crisi energetica».
Insomma, la Meloni da una parte critica l’Europa perché non vuole concedere sovranità nazionale mentre dall’altra teorizza quello che vogliono tutti i partiti europeisti: siamo più forti solo con un’Europa più forte. Da una parte sembra aver capito che non è più tempo di post su Facebook per fare i complimenti a Putin per la sua ennesima ‘rielezione’, dall’altra pare dimenticarsi che a livello locale, come in Piemonte, c’è una classe dirigente di Fdi che ancora non si dimette dopo essere andata a braccetto per anni con dittatori come Lukashenko.
Che dire, c’è solo da sperare che la seconda versione della Meloni prenda il sopravvento.