A sei mesi dalla fondazione, l’ACN (Agenzia per la cybersecurity nazionale) si dice a caccia di cervelli. L’obiettivo, come ha spiegato il direttore Roberto Baldoni, far rientrare i talenti che negli ultimi anni sono andati all’estero per i due mali tipici del nostro Paese: i salari bassi e lo scarso merito. Il concorso è aperto a tutti, anche a giovani neolaureati. Vien da chiedersi: come faranno a convincere un ragazzo assunto da Google o Amazon che è giusto mollare tutto e mettersi al servizio dell’Italia? Anche perché finora il nostro Paese non si è dimostrato proprio su “misura” per le nuove generazioni.
Baldoni dice che gli strumenti di persuasione non mancano alla ACN: in primo luogo si metterà sul piatto un programma di formazione continua e di alto livello; poi si creerà una struttura dove le competenze saranno il motore; infine la retribuzione, che varia a seconda delle posizioni ovviamente. “I neolaureati partiranno da 50.000 euro all’anno in su. Per quelli a tempo determinato, con profili manageriali lo stipendio è più alto”, le parole del direttore. Si farà leva però anche “sull’idea di talento al servizio del paese”. Baldoni l’ha definita una “missione vitale per mantenere la prosperità economica e indipendenza”. Anche perché gli attacchi cyber negli ultimi tempi sono aumentati. In sostanza si cercano «hacker buoni». Che non basterà essere geni del computer: occorrerà avere consapevolezza del grande gioco in cui si immersi. “I nostri talenti migliori da qualche anno sono andati all’estero, soprattutto Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Belgio e Olanda, per lavorare nei settori del cloud computing, dell’Intelligenza artificiale, della sicurezza informatica e dell’analisi dei sistemi software”.
Un bando che offre lo spunto per riflettere su quello che è uno dei tarli che rosicchia la pubblica amministrazione: la bassa retribuzione. Stretta parente dei rapporti di lavoro discontinui, che di fatto ha impedito ai giovani di costruire con ottimismo un futuro in Italia. Da qui la decisione di volare fuori dai confini nazionali. Ai piani alti avranno finalmente capito che pagare poco le professionalità porta alla fuga all’estero? Che meritocrazia non è parola vuota?