“Abbiamo costruito con +Europa un percorso per dar vita a un movimento liberal-progressista e riformista, che nulla ha a che fare con i centri neodemocristiani e la politica dei due forni. L’obiettivo per le prossime elezioni è raggiungere un risultato sufficiente a staccare i movimenti europeisti e democratici da populisti e sovranisti per formare un governo di larga coalizione, con una componente liberale decisiva. Se Draghi vorrà andare avanti per completare il lavoro, ne saremo entusiasti, ma non siamo né il partito di Draghi, ne ‘l’area Draghi’. Questo progetto non ha oggi interlocuzioni con quelli di Toti, Renzi, Librandi, Brugnaro, Mastella, Di Maio e Tabacci perché persegue obiettivi diversi, Molti di questi ‘centri’ serviranno ai loro protagonisti per trovare uno spazio alle prossime elezioni. Se così non sarà, saremo pronti a discutere con (quasi) tutti”.
Così, Carlo Calenda in una lettera inviata al direttore di Repubblica. “Il dibattito sui campi larghi di destra e di sinistra e sui mille variopinti centri – prosegue – dimostra che non abbiamo imparato nulla da questi trent’anni di declino. Non saremo nel campo largo della sinistra per la semplice ragione che non potrebbe mai governare il Paese. Forze politiche che non condividono neanche il posizionamento internazionale, mentre l’Occidente è impegnato a sconfiggere le pretese imperialistiche della Russia, mettendosi insieme alle elezioni, prendono solo in giro cittadini. Ma c’è un guasto più profondo che il bipolarismo ha causato nel Paese: la perdita del senso della politica come ‘arte di governo’. Per giustificare alleanze eterogenee, destra e sinistra hanno perseguito lo ‘stiamo insieme perché altrimenti vince la destra/sinistra’. La politica incapace persino di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, si è arresa. Draghi e Mattarella sono gli adulti a cui è affidato il Paese, mentre i partiti/bambini cercano attenzioni con bizze e capricci. Mi rifiuto di pensare che le prossime elezioni siano una riedizione, in peggio, di quanto abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni”.
Secondo Calenda “il 60% dei cittadini che non sono andati a votare ai ballottaggi, si possono recuperare solo con serietà, coerenza e trasparenza nei comportamenti. Non è dunque un vezzo – spiega – quello che ci tiene lontani da campi larghi e centri vari, ma una diversa convinzione sul ruolo della politica. Vale solo la pena di aggiungere che quella che abbiamo scelto non è la strada più facile. E tuttavia il fatto che in due anni e mezzo abbiamo portato questo progetto a superare stabilmente il 5% nei sondaggi, e i lusinghieri risultati ottenuti in queste tornate amministrative, dimostrano che i cittadini riconoscono il significato di quanto stiamo facendo e continueremo a fare. Se poi Letta, Carfagna, Gelmini, Bersani, Renzi e Giorgetti dovessero decidere che è arrivato il momento per le persone serie di questo Paese di allearsi contro i populismi, a viso aperto alle elezioni, noi saremmo in prima fila con loro. Questo è l’unico campo davvero utile al Paese”.