“Questo G7 è stato veramente un successo, i nostri Paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa a Elmau, alla fine del summit. Il premier ha condannato ancora una volta con fermezza l’invasione dello zar Vladimir Putin e ha spiegato che si è parlato di un sostegno “inflessibile” a Kiev e di un accordo sul tetto al prezzo del gas che potrebbe arrivare già a ottobre.
“Abbiamo riaffermato il nostro impegno sul fronte delle sanzioni, che è essenziale per riportare la Russia al tavolo dei negoziati”, ha dichiarato il premier Draghi. E ancora: “Il G7 è pronto a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”. Questo passaggio cruciale l’ex numero uno della Bce lo ha sottolineato anche in inglese perché fosse comprensibile a tutti: “We will stand for Ukrine as long as it needed”, e così è stato peraltro scritto nel comunicato finale. Per il presidente del consiglio è importante ovviamente insistere anche con la via diplomatica: “Portare la Russia sul tavolo dei negoziati e come dice Biden essere sempre pronti a prendere spazi negoziali se questi si presentassero”. Ma, come Draghi ha chiarito anche durante il viaggio a Kiev, “dovrà essere una pace voluta dall’Ucraina”. Altrimenti non sarà duratura, tantomeno giusta.
“Il segretario generale” dell’Onu Guterres “a proposito del piano” per il grano “ha usato le parole ‘siamo oramai vicini al momento della verità’ per capire se Ucraina e Russia vorranno sottoscrivere un accordo che permetterà al grano di uscire dai porti. La situazione va sbloccata in tempi rapidi per immagazzinare il nuovo raccolto”, ha spiegato Draghi. “Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti a Putin, ma anche di rimuovere la cause dell’inflazione. Abbiamo dato mandato con urgenza ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio. L’Ue accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore”, ha affermato il premier. “Quanto alla presenza del presidente Putin al G20, il presidente indonesiano lo esclude, è stato categorico, non verrà. Potrà succedere un intervento da remoto, vedremo…”, ha rivelato Draghi alla stampa.
“Per ora è difficile capire cosa farà la Russia col gas, andiamo avanti cercando di prepararci, aumentando gli stock e gli investimenti nelle rinnovabili e anche gli investimenti di lungo periodo nelle rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo”, ha detto Draghi parlando della situazione economica. “Dal vertice Nato ci aspettiamo la riaffermazione di questo senso di unità e fermezza del G7 e poi probabilmente un ampliamento della Nato alla Svezia e alla Finlandia. Gli effetti di questa guerra sono imprevedibili, ci ritroviamo con una Ue più unita, una Nato più unita e probabilmente più grande”, ha evidenziato il premier Italiano, che ha aggiunto: “Non è andata come voleva Putin”.
“Il G7 resta ancora il punto di raccordo, di coordinamento più importante al mondo per la politica tout court: sicurezza, economica, internazionale. Occorre però essere consapevoli che ormai rappresentiamo una minoranza nel mondo, potente”. Ad esempio “gli Stati Uniti e l’Unione europea sono di gran lunga i più grandi donatori al mondo di vaccini”. I componenti del G7 “sono i Paesi più ricchi nel mondo, quindi restano Paesi fondamentali, però sono una minoranza della popolazione del mondo, anche in termini di opinione”, ha detto il premier. Ad un certo Draghi ha affermato con decisione: “Il G7 è consapevole che se vuole che i propri temi”, quelli “della difesa delle democrazie, dell’avversione alle autocrazie, si diffondano del mondo, occorre avvicinare gli altri Paesi, renderli compartecipi dei momenti fondamentali”.
Dall’incontro “quel che è venuto fuori è che quei Paesi che hanno un atteggiamento abbastanza neutrale tra Russia e Ucraina non sono stati avvicinati. E nella discussione che c’è stata si è visto subito come ci fosse desiderio di essere coinvolti. Alcuni di questi Paesi sono poveri. Mi viene sempre in mente un proverbio africano che veniva citato a metà degli anni Ottanta quando ero alla Banca mondiale: ‘Quando gli elefanti lottano è l’erba che soffre’. Quindi se i Paesi si sentono erba soffrono, ed è difficile chieder loro di prendere parte”, ha concluso il premier, che è atteso a Madrid per partecipare al vertice della Nato. Un incontro importante di cui si discuterà del possibile via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza, ostacolato dalla Turchia di Erdogan. Dichiarazioni quelle di Draghi ancora una volta soppesate, che fan capire una cosa sola: l’Italia è in una botte di ferro. Ops… di saggezza. Perché non bisogna soltanto prestare attenzione alle parole che si dicono, ma anche a quelle che con cura si sceglie di non usare.