Non ha alcuna intenzione di uscire dal governo, tantomeno di dimettersi. Questo almeno è quel che ha detto. Dopo lo strappo di Luigi Di Maio, che nella tarda serata di ieri ha annuncio l’addio al M5s, Giuseppe Conte rompe il silenzio e spiega che la nascita del nuovo movimento, Italia per il futuro, non cambia di molto le cose per lui e il partito. Alla fine del vertice grillino straordinario di oggi, l’avvocato del popolo con Roberto Fico alle spalle ha ribadito: «Il sostegno a Draghi non è in discussione». A chi gli ha chiesto se pensa di lasciare la presidenza del M5s, l’ex premier alquanto innervosito ha replicato con un’altra domanda: «E per quale motivo, scusi?». Qualcosa però è successo, non si può negare che sia così, e la teoria dello struzzo, che spesso e volentieri in politica ha portato a dei risultati, in questo caso non gioverebbe affatto. Tant’è che il consiglio spassionato che si potrebbe dare a Conte è uno solo: uscire dalla attuale coalizione di governo.
L’unico perimetro entro cui potrebbe muoversi il partito di Conte, che sia il M5s o un altro, dopo la scissione di Di Maio e di un altro gruppetto di parlamentari, è fuori da quello spazio che Draghi ha costruito. Lontano dalla sua maggioranza. Il suggerimento per l’ex premier è dunque quello di lasciare la coalizione del governo senza aggettivi, ripartendo proprio dalle tensioni sociali dovute al periodo post pandemico e dalla diversa posizione che il M5s ha sulla guerra. Non si tratta che di uno perimetro ipotetico, ovviamente, ma strizzando l’occhio ai sondaggi è chiaro che Conte troverebbe nuovi elettori se insistesse soprattutto sulla questione dell’invio delle armi in Ucraina, considerate anche le posizioni a tal proposito del grande partito di opposizione Fratelli d’Italia. L’ex premier per spuntarla dovrebbe cominciare a leggere con attenzione i cahiers de doleances degli Italiani, dai rincari alla già citata questione del riarmo dell’Ucraina, intravedendo in essi un pulcino in potenza, che nel giro di qualche settimana potrebbe sul serio diventare una bella gallina. Qualcuno, in verità, ha già cominciato a ragionare su una strategia simile. D’altronde è servito finora alla sopravvivenza del M5s assecondare le decisioni di Mario Draghi?
A lanciare un campanello d’allarme, in tal senso, è stato Stefano Buffagni, secondo cui la permanenza in maggioranza dovrà essere oggetto di analisi e valutazione nelle prossime ore. “Restare nel governo? Valutiamo, vediamo. Ci dobbiamo riflettere, non vi pare? Secondo me sarà uno dei tanti temi da affrontare”, ha dichiarato il deputato del M5S. Staremo a vedere.