Nessuno ne sentiva il bisogno, così come quando ha fatto fare all’Italia una figura poco edificante andando in Polonia a venire sbugiardato dal sindaco della località dove non si sa bene cosa stesse facendo. Eppure Matteo Salvini non si ferma, anzi parte di nuovo. Ma stavolta la destinazione dà al suo viaggio una connotazione inequivocabile: Salvini parte per Mosca. E tradisce l’Italia, perché va a prostrarsi a Putin.
L’anticipazione di qualche settimana fa di Repubblica sulla trasferta salviniana è stata confermata dalla Lega: la partenza del Kapitano per la capitale della Russia è imminente. Ed è chiaro perché Salvini abbia scelto Mosca e non Kiev, perché vada a incontrare gli aggressori e non gli aggrediti. Perché prediliga un autarca come interlocutore anziché n un presidente democratico. “Se dovesse servire per arrivare alla pace, io sono pronto ad andare ovunque sia necessario” aveva detto qualche settimana fa il leader della Lega, aggiungendo però più di non sapere “neanche dove sia il mio passaporto”. Evidentemente poi lo ha ritrovato.
“Bene i contatti diretti fra Draghi e Putin, giusto tenere aperti i canali diplomatici e chiedere alla Russia gesti di pace, a partire dalla riapertura alle esportazioni di grano – ha detto l’altra sera durante un comizio a Como -. Anche la Lega, e io personalmente, insistiamo e insistiamo per far tornare le parti in conflitto al tavolo dei negoziati e per un cessate il fuoco. Bisogna evitare che la guerra faccia altri morti, prosegua o peggio ancora si estenda”.
Salvini messaggero di pace, dunque? Inverosimile. Perché come negoziatore non ha alcuna credibilità, essendo chiaramente filo russo e succube di Putin. Anche se non è stato ancora ben chiarito cosa andrà a fare in Russia, perché è chi incontrerà, dalle parti di Palazzo Chigi non sembrano aver particolarmente gradito l’iniziativa del leader del Carroccio, ritenuta esclusivamente autonoma e dal sapore elettorale. Insomma, a Mosca Salvini andrà a titolo personale e non in nome dell’Italia o del governo italiano. Che non ha certo bisogno di lui per le questioni diplomatiche.
“Mi chiedono se andrò a Mosca – ha detto ancora a Como -. Lo chiedo a voi. Ieri Draghi ha fatto una cosa giusta: ha chiamato Putin. È chiaro che la pace non la ottieni accendendo una candela in Duomo, ma va costruita, cercata telefonata per telefonata, incontro per incontro. C’è il dovere di fare di tutto per avvicinarsi alla pace e, come Draghi ha fatto bene a chiamare Putin, io ce la sto mettendo tua. La pace e la vita valgono tutto. Draghi ha fatto bene a chiamare Putin e io ce la sto mettendo tutta ma già sento i ritornelli della sinistra perchè se dice di andare o chiamare Mosca qualcuno che va bene al politicamente corretto, allora è una grande operazione di pace. Se ci va Salvini chissà cosa succede, però abbiamo le spalle larghe e bisogna solo tirare dritto”.
“Dopo un lavoro di settimane e a tutti i livelli, ed ormai entrati nel quarto mese di guerra, si sta aprendo la possibilità di incontrare, per parlare di cessate il fuoco, forniture di grano e ritorno al dialogo, rappresentanti dei governi di Russia e Turchia – ha concluso -, nonchè rappresentanti di altri governi e istituzioni internazionali. Qualora la possibilità si facesse concreta nelle prossime ore ne parlero’ direttamente coi vertici del movimento e delle istituzioni”. Istituzioni che però si guardano bene dall’investire Salvini, negoziatore per caso, del ruolo di paciere.