Matteo Salvini sostiene che Quota 100 sia costata 11 miliardi in tre anni e che abbia creato nuovi posti di lavoro. I dati però sembrano smentire le dichiarazioni del leader della Lega, che si dice “pronto alle barricate contro l’aumento dell’età” pensionabile. “Se non si fa nulla in manovra torna la Fornero: è impensabile”, ha asserito il segretario del Carroccio, consapevole che il tema delle pensioni passato in secondo piano nell’agenda di governo per le ragioni che tutti conosciamo, può rivelarsi un buon ‘cavallo di Troia’ per racimolare qualche consenso in più. Da qui l’idea dell’ex ministro dell’Interno di lanciare Quota 41 come erede di Quota 102. Ma è davvero così vantaggioso per l’Italia questo sistema delle Quote?
Quota 100 è stata introdotta in via sperimentale per tre anni dal decreto 4 del 2019, del governo gialloverde. Tale strategia, secondo quanto riportato dai dati Inps, ha consentito a 355.311 lavoratori di anticipare l’uscita dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi. «Repubblica» evidenzia poi che non solo non è costata 11 miliardi, bensì quasi 20 miliardi fino al 2026, ma non ha creato nemmeno altri posti di lavoro. Come spiega Valentina Conte quel che è certo che è che il milione di posti in più creati grazie a un milione di “quotisti” annunciato da Salvini e Di Maio nel 2019 non c’è stato: i quotisti sono poco più di 355 mila, un terzo di quanto i suoi ideatori evocavano. E poi bisogna dire che tra aprile 2019 e dicembre 2020 la curva delle assunzioni si è appiattita. E con il Covid le cose sono andate anche peggio per i giovani.
Sulla riforma delle pensioni si è espresso poco fa anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani al Forum Ansa: “Quota 100 a noi non ci affascinava, meglio allora quota 104 ma credo che si debba dare vita ad un riforma che tuteli i lavori ultrasessantenni ma anche i lavoratori giovani. Dobbiamo avere un sistema pensionistico che tuteli i giovani”.