Alla fine era tornato a fare il sindaco di Nusco, in Irpinia, Ciriaco De Mita, il politico che pensava prima di fare e che fu presidente del consiglio e capo della Democrazia Cristiana in quegli indimenticabili anni Ottanta.
Quando l’Italia ancora marciava, quando c’erano partiti veri e una classe dirigente in grado di prendere il Paese per i capelli e guidarlo attraverso i marosi della modernità, tra i grandi del mondo, nelle democrazie moderne, grandi perché complesse.
Lo fecero mandando il debito fuori controllo, con le lotte intestine e tra famiglie politiche, con tutte le luci e le ombre della Prima repubblica, ma lo fecero e oggi svettano pur tra gli errori davanti alla miseria di un sistema fallito che ha chiamato Draghi al suo capezzale.
Due volte sindaco di Nusco dopo aver collezionato praticamente tutti gli incarichi che contano. La Democrazia Cristiana era finita, qualcuno cercava inutilmente di riportarla in vita, i cattolici si erano dispersi. Chissà se un giorno torneranno ad avere una casa comune.
Addio a De Mita, 94 anni, che prese la Dc e con la finezza politica che gli veniva riconosciuta la condusse nel suo ultimo momento di gloria.
Prima dell’ascesa delle manette, del cappio esposto in Parlamento, del liderismo malato travestito da liberalismo, dei vecchi e nuovi populisti che invece di pensare prima di fare, fanno e basta, e fanno male. Prima della fine ingloriosa delle ideologie e dei partiti che non sanno più rappresentare le comunità.