Proprio non deve essergli andato giù l’esito positivo dell’incontro del presidente del Consiglio Mario Draghi con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che hanno ribadito la necessità di sostenere l’Ucraina contro l’invasione di Putin. Anche con ulteriore invio di armi. Matteo Salvini proprio non ce la fa a fare un ragionamento decente e coerente sulla strategia da adottare rispetto alla guerra in Ucraina. Nonostante esprima soddisfazione per le parole di Draghi sulla pace durante l’incontro con Biden, si mette di nuovo di traverso in merito alla nuova fornitura di armi italiane a Kiev. Con lo stesso pacivedolismo di comodo che lo accomuna a Giuseppe Conte.
“Se saranno richieste più armi io dovrei riunire la Lega per decidere – dice su Repubblica il Kapitano -. Personalmente sono contrario, ma non sono il re Sole e quindi devo riunire il partito e chiederlo a loro. Non c’è la belligeranza degli americani ma c’è un’amministrazione americana che ha intrapreso un percorso bellico, ma negli stessi Stati Uniti il dibattito è aperto, con tante parti che chiedono la pace. Non possiamo più permetterci altri mesi di guerra, è questione di sopravvivenza. Dall’incontro tra Draghi e Biden mi aspetto la pace. Arrivare subito alla pace è vitale”. Salvini parla di pace quando sa perfettamente che l’Italia non si chiamerà fuori dalla linea atlantica di sostegno a Zelensky contro Putin. “La Russia ha aggredito e l’Ucraina è stata aggredita – ribadisce Salvini, ma poi con il solito antiamericanismo militante incolpa gli USA del mancato cessate il fuoco -. Ma ora entrambe le parti in guerra vogliono farla finita, quindi se qualcuno dall’altra parte del mondo vuole conseguire su campi altrui i propri obiettivi strategici non è il caso e non è il momento”. Peccato che il fatto che la Russia voglia farla finita lo sostiene solo lui, visti i massacri che l’esercito di Putin continua a perpetrare.
E’ chiaro che la sua è solo una squallida mossa politica per destabilizzare Draghi e fare fronte comune con l’altro leader in calo di consensi Giuseppe Conte. Addirittura il no alle armi potrebbe persino ad arrivare ad accomunare Salvini ai suoi vecchi amici – non scordiamoci mai che il Kapitano è un ex comunista padano – dell’estrema sinistra con una mozione da presentare in sede parlamentare.
A rispondere nell’immediato a Salvini è Mara Carfagna, ministro di Forza Italia, che se mai ce ne fosse bisogno dimostra come sui temi il fu centrodestra è più diviso che mai. “Non serve un nuovo voto in Parlamento sulle armi a Kiev – dice -. La guerra per procura degli Usa contro la Russia appartiene alla propaganda anti-americana. Non ne vedo il fondamento: i russi hanno invaso un Paese sovrano, attaccato per primi, bombardato, ucciso migliaia di civili, deportato donne e bambini. Mi sembra evidente che è la guerra della Russia all’Ucraina. È ovvio che sono per la pace e contro le armi. Ma se non fornissimo armi a Kiev, la Russia raderebbe al suolo l’Ucraina e al tavolo della diplomazia non si parlerebbe di pace ma di capitolazione. Le scelte di questa portata si riesaminano in Parlamento solo se succede qualcosa di radicalmente nuovo, non certo perché qualche partito ha cambiato idea o cerca una vetrina”. Concetti chiarissimi da parte di una Carfagna che sul rinnovato asse Conte-Salvini non le manda a dire: “Il governo gialloverde è esistito, ha fallito su tutta la linea ed è caduto dopo un anno – conclude -, credo senza grandi rimpianti degli italiani”. Ipse dixit.