Gli Stati Uniti d’America rischiano di tornare all’oscurantismo di un Medieovo – che neanche hanno conosciuto – a seguito della modifica della legge sull’aborto, introdotta nel 1973 grazie alla sentenza Roe v. Wade con cui la Corte suprema federale stabilì che l’interruzione volontaria di gravidanza era legale. Una sentenza che da 50 anni trova la ferrea contrarietà di attivisti e politici anti-choice (contrari, cioè, al dalla libertà delle donne di scegliere se abortire o meno) e che è in fase di revisione. In realtà si tratta non di una revisione della legge sull’aborto in sé, ma sulla libertà di ogni stato di legiferare autonomamente al riguardo.
La vicenda è emersa a seguito dello scoop del sito di informazione Politico, che ha pubblicato in esclusiva – si tratta della fuga di informazioni più grave della storia della Corte americana – la bozza della proposta di revisione della legge sull’aborto presentata alla Corte Suprema dal giudice conservatore Samuel Alito. “Roe aveva terribilmente torto fin dall’inizio – scrive Alito -, riteniamo che Roe e Casey (altra sentenza pro-aborto del 1992, ndr) debbano essere annullate. È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo”. Alito si basa sulla tesi che i diritti che non sono nella Costituzione devono passare attraverso la legittimazione popolare, lasciando ai cittadini e ai singoli stati la libertà di legiferare e decidere in materia. Questo però potrebbe avere come conseguenza quella di una sostanziosa cancellazione del diritto all’aborto negli stati americani più conservatori, ma non solo: a rischio anche i matrimoni gay, visto che la loro istituzione non è contemplata dalla Costituzione. Il principio con cui agisce la Corte è sostanzialmente lo stesso.
E mentre il giudice capo ha aperto un’inchiesta per una fuga di notizie che non conosce precedenti, Politico pubblica i nomi dei cinque giudici che hanno votato a favore del provvedimento: si tratta dello stesso Alito e dei colleghi conservatori Kavanaugh, Gorsuch, Barrett, Thomas (tre sono stati nominati da Trump). Contrari i tre giudici liberali Kagan, Sotomayor e Breyer, mentre non è chiaro cosa farà il presidente John Roberts, nominato da Bush junior e coscienza moderata dalla Corte Suprema. Il verdetto non è stato ancora emesso, arriverà non prima di fine giugno, ma l’orientamento di una Corte ampiamente conservatrice appare chiaro. Tanto che nelle piazze, soprattutto a Boston, New York e Washington, scoppia la protesta dei pro choiche, che però sono i veri sconfitti in questa battaglia.
E’ chiaro che, a metà del mandato di Biden, con la popolarità interna del presidente ai minimi termini e con le elezioni di novembre alle porte, la questione diventa non solo etica ma politica. Con Biden che invita gli elettori “a mobilitarsi” e a votare i candidati dem. “Credo che il diritto della donna a scegliere sia fondamentale – spiega la Casa Bianca in una nota -, la Roe è stata una legge per quasi 50 anni, la correttezza e la stabilità della nostra legge richiedono che non sia ribaltata”.
Negli Stati Uniti sono circa venti gli stati dove già esistono legislazioni restrittive sull’aborto: se la Corte Suprema supererà la sentenza Roe contro Wade, probabilmente accadrà lo stesso anche negli stati conservatori del Midwest e del Sud. Lo Stato di New York e quelli a guida liberaldemocratica difficilmente invece legifereranno contro l’interruzione di gravidanza. A tal proposito vale la pena riportare le parole della dottoressa Iman Alsaden, direttrice medica di Planned Parenthood Great Plains (Kansas), che ha immaginato un possibile scenario post abolizione della Roe v Wade, basandosi sul divieto di abortire in Texas dopo la sesta settimana di gravidanza entrato in vigore lo scorso settembre. Alsaden ha mostrato i dati: l’aumento del numero delle pazienti dal Texas all’Arkansas, Kansas, Missouri e Oklahoma in questi mesi è stato del 2500%. “Da quel giorno, i miei colleghi ed io abbiamo regolarmente curato pazienti che stanno fuggendo dalle loro comunità per cercare assistenza – dice Alsaden -. Molti di questi pazienti sono costretti a guidare ore per prendere appuntamenti in tempo e ad affrettarsi per organizzare viaggi e assistenza all’infanzia. Si stanno prendendo delle ferie dal lavoro, dalla scuola e dalle loro responsabilità familiari per ottenere le cure che fino a settembre 2021 sono state in grado di ottenere in sicurezza e prontamente nelle loro comunità”.
Mentre ovunque nel mondo, complice anche la pandemia, si sta andando nella direzione dei diritti, con la tendenza alla privatizzazione dell’aborto e al ricorso sempre più ampio al metodo farmacologico, ponendo come principio non negoziabile la libertà di scelta delle donne, negli Stati Uniti si assiste a una preoccupante e inaccettabile inversione di tendenza, con una revisione che può anche avere una sua legittimità tecnica ma che può portare ad una diminuzione dei diritti delle donne ad interrompere anticipatamente la gravidanza.