Nonostante la guerra con Matteo Salvini lo abbia oggettivamente indebolito, Flavio Tosi rimane comunque una figura di riferimento per chi crede nella possibilità di un centrodestra diverso da quello a forte trazione populista e sovranista che ha proprio nel leader leghista la propria guida.
Consigliere comunale nella “sua” Verona, di cui per dieci anni è stato sindaco – con la tutt’altro che celata ambizione di tornarne primo cittadino – tesse la tua tela soprattutto nella provincia scaligera, ma non si limita a quei confini, contando ancora sui contatti intrapresi nel “momento d’oro”, che lo avevano portato ad aprire circoli di “Fare!”, il movimento da lui fondato, dal profondo Nord alla Sicilia.
Tornato in auge dopo la caduta del Governo gialloverde, Tosi è una delle personalità che si riconosce nel concetto di “buona destra”.
Ma cos’è per Flavio Tosi la “buona destra”?
Una “buona destra” è una destra seria, soprattutto. Quindi una destra ancorata sui suoi valori storici, liberali, di onestà, di rettitudine, correttezza nell’amministrare la cosa pubblica. Quindi, no demagogia, no retorica, no populismo, perché quella non è destra.
Rispetto al panorama attuale, dove invece il populismo, specie “a destra”, la fa da padrone, potremmo dire che né Salvini né Meloni sono destra, o comunque non sono una “buona destra”.
Di sicuro non sono una buona destra. Salvini è una destra proforma, anche perché lui viene dai centri sociali, frequentava il Leonkavallo a Milano, quindi è difficile definirlo di destra. Si toglie l’orecchino dal lobo dell’orecchio quando inizia a dichiararsi di destra, ma non lo è mai stato. Fondò anche i Comunisti Padani, difficile che uno comunista diventi di destra. La Meloni rappresenta una parte della destra, però ha scelto di rappresentarla, appunto, in maniera populista e demagogica, e non in maniera seria e concreta. Purtroppo, la Meloni segue le orme di Salvini, tradendo secondo me quella che è la destra vera, quello che dovrebbe essere la destra.
Meloni e Salvini, però, rappresentano due terzi di quello che è un centrodestra che una volta avremmo definito “classico”. La “terza gamba”, terza anche di fatto perché ormai i sondaggi la danno in picchiata, è Forza Italia. Che, da un lato, reclama la propria diversità, ma dall’altro continua a rimanere alleata con la “cattiva destra”. Qual è lo scenario futuro per Forza Italia e, più in generale, per coloro che si dicono diversi, moderati, liberali?
Allora, si può anche essere alleati, il punto è come ti poni. E l’errore che stanno facendo, la Meloni da una parte, e Forza Italia in maniera più vistosa, è che rispetto a quando le parti erano invertite, con Forza Italia al 30% e la Lega dal 4 al 10, perché quella era la forbice, comunque Bossi – che alla fine si alleò quasi sempre con Berlusconi – teneva una linea diversa, con Berlusconi che rappresentava una parte dell’elettorato, Bossi che ne rappresentava un’altra parte, e non è che perché l’alleato maggiore, era Berlusconi, diceva tutte le cose che diceva quest’ultimo o faceva le stesse cose, anzi. Ci teneva a marcare le distanze, a far capire che la Lega rappresentava un altro tipo di messaggio, autonomista, federalista, quindi con dei contenuti sostanzialmente diversi, e che quindi rappresentava un elettorato diverso. Mentre ora, l’errore che sta facendo Forza Italia, è che sta di fatto tradendo sé stessa, perché non è mai stata né demagogicané populista né sovranista, appiattendosi su Salvini, quindi andando a tradire il suo elettorato tradizionale, che o vota altri o non va a votare, oppure vota Salvini direttamente, scegliendo l’originale anziché la brutta copia. Quindi Forza Italia sta proprio sbagliando la strategia, si sta condannando all’estinzione, continuando ad appiattirsi sempre di più su Salvini.
Dal momento che Forza Italia e la Meloni si appiattiscono su Salvini e su quella che, prendendo in prestito una definizione de “il Foglio”, potremmo chiamare la “destra truce”, qual è lo spazio potenziale per una “buona destra”?
Lo spazio potenziale è lo spazio che era della Dc, lo spazio che poi è stato di Forza Italia, che era al 30%, o magari non il 30 ma comunque dalla doppia cifra in su senza problemi. Il punto è che ci deve essere un’alternativa credibile. Se guardiamo, in quell’area lì è arrivato Renzi, che è alleato col centrosinistra ma di fatto sta cercando di rappresentare un’area moderata e liberale. E Renzi è già attestato al 5%. Si è appena affacciato Calenda, che è accreditato di 3,5-4 punti. Quindi, già solo pensando a questi due soggetti, e a Forza Italia, che comunque rappresenta l’area liberale a tutti gli effetti, tu hai il 15% dalla sera alla mattina, per questo dico che questa è un’area che può valere dai 15 ai 20-25 punti, ma il punto è la credibilità. E la credibilità ce l’hai se non sei troppo frammentato, perché se ci sono troppi soggetti frammentati, l’elettore sceglie un soggetto grosso e affidabile, ed evita quellipiccoli. E poi a livello di leadership, l’errore che finora ha fatto Berlusconi, è non aver individuato un dopo-Berlusconi, che sarebbe fondamentale.
E nelle idee di Flavio Tosi, chi potrebbe rappresentare questo dopo-Berlusconi?
Il dopo Berlusconi, che per ora sta in ombra perché forse è quello che ha più chance di tutti, è Urbano Cairo. Perché ha i mezzi di informazione, il profilo imprenditoriale, le capacità…sembra l’identikit di Berlusconi ringiovanito. Poteva sembrare fosse Renzia un dato momento, perché Renzi a un certo punto, quando il Pdprende oltre il 40%, aveva drenato moltissimi voti al centrodestra, e quindi aveva incarnato una linea autenticamente liberale, poi però è stato riassorbito dal Pd ed è stato fuori dal Pd, di fatto. Quindi, oggi, fra i nomi che girano, forse quello che non è ancora uscito e che potrebbe essere il più forte di tutto è, appunto, Cairo.
In tutto questo, come si colloca Flavio Tosi?
Parlo con Carfagna, che secondo me è il volto spendibile di Forza Italia oggi, perché è giovane, perché è preparata, perché ha un ruolo istituzionale importante e per come si pone, perché Carfagna si pone come “anti-Salvini”, nel senso che lei non vuole che Forza Italia diventi una succursale della Lega, e non crede nel populismo e nella demagogia. Parlo con Renzi, perché con lui ho un rapporto di amicizia consolidata. Ho parlato con Calenda, parlo ovviamente con Forza Italia, quindi con alcune figure importanti di Forza Italia e aspetto, perché prima poi succederà, la discesa in campo di Cairo. Cosa deve fare Flavio Tosi? Secondo me si deve cercare di far aggregare tutti questi soggetti, in modo che ognuno non vada per conto suo perché, ripeto, se si va ognuno per conto proprio, non va nessuno da nessuna parte. Se, invece, tutti hanno l’umiltà di capire che si deve rinunciare un po’ alla propria identità e metterla al servizio di un progetto più ampio di area liberale, quello può funzionare e quindi il nostro compito è quello di fare aggregare tutte queste anime.