Un incontro per acquisire notizie sul Russiagate e garantirsi così la permanenza alla guida del Governo – proprio nel momento in cui la Lega di Matteo Salvini toglieva l’appoggio all’esecutivo gialloverde – con la benedizione di Donald Trump.
Le rivelazioni di ieri di Repubblica relative al Russiagate – con annesse presunte interferenze sulle elezioni americane del 2016 denunciate da Donald Trump, convinto che il piano sia stato confezionato in Italia da Matteo Renzi, alleato di Hillary Clinton, dai servizi italiani e dall’Fbi – riportano di una cena, fuori dal protocollo ma si ipotizza autorizzata dall’allora premier Giuseppe Conte, che sarebbe avvenuta nell’agosto 2019 tra il segretario della Giustizia Usa Bill Barr e il direttore del Dis Gennaro Vecchione. Un incontro che avrebbe avuto, appunto, proprio lo scopo di ottenere informazioni sul presunto “piano”, tanto che di lì a breve lo stesso Donald Trump avrebbe auspicato in un tweet il proseguimento dell’esperienza di Conte come capo del governo italiano, a dimostrazione dei buoni rapporti tra i due. Un incontro di cui però Conte non fece mai parola me che ora è finito in un’inchiesta del Copasir, che potrebbe ascoltare lo stesso esponente M5S, Vetrone e anche Matteo Renzi.
In questo contesto si inseriscono anche le troppe cose taciute in merito alla missione “umanitaria” russa in Italia a marzo 2020, in piena pandemia. Missione che avrebbe dovuto portare uomini e materiaòli sanitari in Italia, ma che fu completamente a spese del governo di Roma (oltre tre milioni di euro) e che permise a Mosca di avere informazioni dettagliate su piani militari interni del Belpaese. Ombre su ombre in merito all’operato di Conte.
Il leader M5S respinge le accuse di cospirazionismo ricorrendo ai suoi canali social. “Collegare la richiesta di informazioni di Barr alla vicenda della formazione del governo Conte II è una illazione in malafede – reagisce l’avvocato del popolo, negando di essere a conoscenza di quella cena -, visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019 mentre la crisi del governo Conte I risale all’8 agosto 2019”. Conte, attaccato da Renzi che gli contesta una condotta inappropriata, replica così al leader di IV: “Renzi non ha mai sentito in tutto questo tempo il dovere di andare a riferire al Copasir – dice ancora Conte -. Cosa Teme? Di dover essere obbligato per legge a riferire tutta la verità?”.
Da parte sua, Matteo Renzi non resta certo a guardare in silenzio. “Incompetente e incapace di conoscere le regole del gioco – attacca il senatore su La Stampa -. Conte rilancia e attacca me, ma in quella vicenda non si è comportato bene. Colpisce che la versione di Conte non collimi con lo scoop che ieri ha fatto Repubblica: o Conte ha mentito al Copasir o Vecchione ha mentito a Conte. Oppure tutti e due mentono agli italiani. E poi c’è da chiarire la vicenda del presunto spionaggio russo, su cui siamo gli unici a chiedere la commissione di inchiesta sul Covid. Ma i grillini non vogliono che sia fatta luce, né su questo né sulle mascherine, chissà perché”. Renzi è un fiume in piena. “Conte che in quelle ore era impegnato a salvare la poltrona – aggiunge il leader di Italia Viva -. Sono sempre pronto a rispondere alle domande del Copasir, ma sulla visita di Barr deve rispondere Conte e non io. Perché le risposte deve darle chi aveva la delega ai servizi, non chi come me è la parte lesa da uno stile istituzionale quanto meno discutibile. A meno che non ci sia qualcuno che pensa che davvero Obama e io abbiamo truffato le elezioni in Connecticut o in Ohio. Nel qual caso consiglio di farsi vedere da qualche specialista, possibilmente bravo”.