Orsini

Orsini vs Zelensky, bello a fare il professore col coraggio degli altri

Dopo le polemiche delle scorse settimane, il docente di Sociologia e Terrorismo Internazionale Alessandro Orsini è tornato a parlare della guerra in Ucraina a «Cartabianca», il programma condotto da Bianca Berlinguer, che non vedeva l’ora di riaverlo in studio. È riapparso Orsini per dire in mondovisione che «Zelensky è un incapace totale». Sì proprio così, il professore, dall’alto della torre d’avorio, si è permesso di “asfaltare” (si dice così oggi, no?), il leader di Kiev che da oltre un mese assiste alle gravi conseguenze dell’invasione russa. Città e paesi devastati, stupri su donne e bambini, violenze sui cadaveri, furti e rapine nelle abitazioni di persone, che fino al 24 febbraio scorso conducevano una vita normale. Normale, come la nostra. Quella routine che noi oggi diamo per scontata (che avevamo perduto in parte durante la pandemia): i piccoli a scuola, le uscite con gli amici, il lavoro in ufficio; anche le cose più fastidiose, come le commissioni alla posta, le lunghe file ai supermercati. Lo teniamo a mente ogni qual volta parliamo della guerra condotta spietatamente da un dittatore che detesta tutto ciò che è democrazia?

Nella sua analisi sulla guerra in Ucraina Orsini sembra aver dimenticato che ci sono in ballo valori antichi ma non per questo vecchi: libertà, coraggio, dignità, onore, amore per il proprio paese. Ma quel che è peggio è che non ha capito che lavorare per la pace significa oggi sostenere la resistenza del popolo ucraino. Potevamo essere noi, non è retorica. «Zelensky deve darsi una calmata, non può decidere da solo e farci precipitare nella terza guerra mondiale. Politicamente Zelensky è un incapace totale», ha detto il direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss presente nella puntata del 5 aprile del talk show della Berlinguer. E non è finita mica qui, Orsini non si è accontentato di mettere il voto sul ‘libretto universitario’ di Zelensky. C’ha messo il carico: «Il governo italiano deve rendersi disponibile al riconoscimento del Donbass e della Crimea. Noi dobbiamo insegnare ai giovani a lottare per la libertà di pensiero. Stiamo vivendo un’ondata di maccartismo, non si può riflettere sulle origini della guerra. Io sono qui e non arretro». Prima di lasciare lo studio il docente ha voluto replicare però anche a chi lo accusa di essere vicino allo zar russo: «Quando mi si dice che sono filo-Putin sono solo vili calunnie. Io nel 2017 pubblicavo sul mio sito articoli intitolati ‘Tutti gli omicidi di Putin’». Dopo aver gettato fango su Zelensky, come ciliegina sulla torta ci stava, non credete? Ah, quasi dimenticavo.

Sempre il professor Orsini ha detto in puntata con fare sicuro: «Io non ragiono in un’ottica politica ma umanitaria: preferisco che i bambini vivano in una dittatura e non muoiano sotto le bombe in nome della democrazia. Un bambino può essere felice anche in una dittatura». Argomento su cui poi è tornato via social (visto il clamore, era inevitabile): «Ho detto che preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che sotto le bombe per esportare la democrazia occidentale. Ho poi aggiunto che un bambino può essere felice sotto una dittatura, ma non può esserlo sotto le bombe. In sintesi, preferisco che i bambini vivano in democrazia», ha spiegato attraverso un post. Rischiava di essere un doloroso autogol. Cos’altro dire? Sono dichiarazioni che si commentano da sole. Montale avrebbe forse coperto il tutto così: «Sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Per abbassare i toni, potremmo dire ad Orsini solo questo – che è poi ciò che ripetono ai quiz in onda in quella tv che gli piace frequentare – da casa è sempre tutto più facile.