Ieri Matteo Salvini se n’è uscito con un’altra delle sue ambigue dichiarazioni: “ci sono uomini di stampa e di governo che in Italia parlano con troppa facilità di bombe, armi e missili”. Come se il nostro Paese fosse governato da una manica di guerrafondai .
Filippo Rossi sull’Huffington Post ricorda al pacileghista che però, se di quelle armi si parla, “è perché c’è un signore che si chiama Putin che ha iniziato a usarli per primo anche sui civili. E li ha usati per invadere una nazione libera”. Il presidente russo ha usato le armi “per radere al suolo città, quartieri, ospedali, teatri”. Ma soprattutto ha provocato “milioni e milioni di profughi che scappano nella nostra Europa (non quella di Putin) per respirare la vita e non la morte.”
Purtroppo, come ci ha insegnato Salvini anche prima della sua ‘svolta pacifista’, quello che interessa al leader della Lega è raccontare la realtà a suo uso e consumo, per raccogliere consenso in tutti modi. Per farlo, ieri come oggi, si sfrutta la ambiguità comunicativa. “Quando si trattava di prendersela con qualche migliaia di migranti e profughi dal sud del mondo urlava, sbraitava, ‘invasione, invasione invasione””, sottolinea Rossi, ricordando quando gli hardliner leghisti chiedevano la linea dura sulla immigrazione. Quella comunicazione aggressiva oggi lascia il passo a un ridicolo tono ecumenico.
“Voglio dirgliela qualcosa di destra,” scrive Rossi all’indirizzo di Salvini, “falla finita con questo pacifismo piagnone. Davvero, falla finita. Non sei credibile e, soprattutto, insieme al tuo compagno di merende Giuseppe Conte, stai indebolendo la sacrosanta reazione dell’Occidente e dell’Europa contro Putin il macellaio”. L’ambiguità del nuovo Salvini pacifista è un altro dei volti di quel populismo che oggi ha bisogno di riverniciarsi, tenendo il piede in due staffe, al governo del Paese mentre si cerca di allisciare l’ex amico Putin, sempre che sia un ex. Alla faccia della buona politica, quella che sa decidere anche contro il mero interesse elettorale!
Invece “questo Matteo Salvini pacifista, tanto quanto quello xenofobo, rappresenta quell’italietta che persiste a nascondersi tra le pieghe della storia cercando che nessuno la trovi, aspettando che la buriana finisca”. Va detto che tutta questa enorme ambiguità e il vuoto della comunicazione social sovranista con le loro giravolte escono totalmente svalutati agli occhi degli elettori.